Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, la Nato si prepara a una vera e propria simulazione di conflitto con la Russia. Giovedì 18 gennaio lo SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe), la struttura di comando dell’Alleanza Atlantica nel vecchio continente, ha annunciato l’avvio dell’esercitazione Steadfast Defender 2024. Decine di migliaia i militari coinvolti, in una marea umana e di armi che l’Europa non vedeva da tempo.
«Aspettarsi l’inaspettato»
Il crescere delle tensioni a livello globale richiede all’Alleanza di aumentare le sue capacità di reazione. Su questo si è espresso l’ammiraglio olandese Rob Bauer, presidente del comitato militare Nato: «Dobbiamo essere in stato di costante allarme e aspettarci l’inaspettato». Gli ultimi due anni confermano infatti il ritorno della guerra sullo scenario globale. Prima lo shock per l’attacco della Russia in Ucraina, poi il riaccendersi dell’incendio mediorientale. E ancora, le tensioni tra Cina e Taiwan, tra le due Coree, le violenze in Africa. Il lavoro degli strateghi è ormai su due binari: prepararsi all’escalation e prevedere l’imprevedibile.
Prevedere vuol dire leggere i segnali. E prevenire significa rispondere. Non appare quindi un caso che l’avvio di Steadfast Defender arrivi quasi in contemporanea alle ultime minacce di Vladimir Putin. Negli ultimi giorni il presidente è intervenuto sulle politiche antirusse portate avanti dai Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania): «minacce per la nostra sicurezza nazionale», le ha definite. Come aveva fatto riferendosi agli atti del governo di Volodymyr Zelensky in Ucraina, subito prima di invaderla nel 2022.
Grandi manovre
La nuova esercitazione Nato inizierà la settimana tra il 22 e il 28 gennaio e durerà, si stima, fino a maggio. Il focus principale saranno le operazioni di terra. Oltre 90mila militari dei 31 Paesi Nato (più quelli svedesi, che ancora non fanno parte dell’Alleanza) saranno dispiegati nell’Europa centro-orientale. Germania, forse, ma soprattutto Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia: le aree più calde e più a rischio in caso di guerra con la Russia. Russia che non è mai citata. Ma la sua ombra è chiara per molti motivi.
Il primo: il principale obiettivo di Steadfast Defender sarà verificare con quale grado di prontezza gli Stati Uniti possono inviare le loro unità da un capo all’altro dell’Oceano Atlantico, in soccorso agli alleati europei attaccati. E un attacco da est non può che venire dalla Russia. Il secondo indizio su chi sia il nemico ce lo dà il terreno: è probabile che molte operazioni si concentreranno attorno al cosiddetto “corridoio di Suwałki”, i 65 chilometri di confine tra Polonia e Lituania. Unico punto di contatto tra le tre repubbliche baltiche e il resto degli alleati, la piana è una vera e propria strozzatura logistica. Questo perché il varco è chiuso da un lato dalla Bielorussia (dove Putin ha spedito truppe e armi nucleari), dall’altro dall’enclave russa di Kaliningrad. In caso di guerra, controllare il corridoio sarebbe uno dei primi obiettivi del nemico orientale, per tagliare fuori dallo scacchiere Estonia, Lettonia e Lituania.
I precedenti negli anni ‘80
Era dai tempi della Guerra Fredda che non si vedeva un simile dispiegamento di truppe a simulare uno scontro diretto con la Russia. Gli anni ’80, in questo, sono stati ricchissimi di momenti di tensione. Al 1984 risale l’esercitazione Lionheart, la più grande mai avvenuta. A guida britannica, le manovre coinvolsero oltre 140mila uomini. Ma a rimanere nella storia fu la serie di simulazioni Able Archer. Queste operazioni simulavano non solo un conflitto diretto (come farà ora Steadfast Defender), ma anche una sua transizione verso la guerra chimica, batteriologica e nucleare.
Nel 1983, proprio a causa dell’edizione di quell’anno di Able Archer, il mondo rischiò di precipitare in una vera guerra atomica. Per simulare una maggiore veridicità, la Nato introdusse una serie di nuove e inedite misure: messaggi codificati, silenzi radio, coinvolgimento diretto dei leader governativi. Questo, unito all’arrivo in Europa dei nuovi missili nucleari americani, spinse l’Unione Sovietica a caricare le sue armi atomiche sugli aerei e a muovere le truppe verso i confini Nato: il timore era che l’esercitazione servisse a coprire un vero attacco occidentale. Si spera che lo stesso non avvenga nel 2024, 41 anni dopo.
Intanto l’Unione Europea…
Il fatto che l’obiettivo primario di Steadfast Defender sia anche di testare la “operational readiness” delle forze d’intervento americane dovrebbe far riflettere. Soprattutto alla luce delle recenti rivelazioni giornalistiche secondo cui, nel 2019, l’allora presidente americano Donald Trump avrebbe detto chiaramente alla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen che gli Stati Uniti «non sarebbero intervenuti in soccorso agli europei in caso di attacco russo». Lo stesso Trump che ora potrebbe vincere le primarie repubblicane prima e le presidenziali poi.
Che l’Ue debba cercare la propria autonomia strategica e militare è risaputo. E forse proprio la crisi attualmente in corso in Medio Oriente potrebbe contribuire al cambio di passo. L’Unione ha infatti annunciato l’inizio di una nuova operazione militare navale. Si chiamerà Aspis (“scudo”, in greco antico) e coinvolgerà le marine comunitarie in uno sforzo per la difesa dei traffici commerciali nel Mar Rosso dalla minaccia Houthi. A guidare saranno Italia, Francia e Germania, tutte nazioni che non hanno sottoscritto la dichiarazione congiunta seguita agli attacchi anglo-americani contro i ribelli yemeniti. La volontà appare dunque quella di differenziarsi, sganciarsi da Washington, per cercare una propria autonomia nelle politiche difensive.
«Questo è un caso decisivo – ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani – su una crisi che impatta sulla nostra sicurezza e sulla nostra economia, anche i cittadini più distratti capiscono che le nostre navi e le nostre merci devono avere libertà di circolazione. Dobbiamo fare con la difesa quello che abbiamo fatto venti anni fa con l’euro». Certo non basta la comunione di intenti: serve integrazione strategica, industriale, logistica. Ma, partendo dal nulla, è già un buon punto di partenza.