Starmer minaccia Abramovich: «I soldi della vendita del Chelsea vadano a Kiev»

Mentre a Bruxelles i leader dei 27 Paesi cercano un modo per garantire il sostegno finanziario all’Ucraina, il primo ministro anglosassone Keir Starmer prova a trovare una soluzione. Dalla Camera dei Comuni ha lanciato un ultimatum a Roman Abramovich, ex patron del Chelsea e oligarca russo di Vladimir Putin. Al centro della disputa i 2,5 miliardi di sterline dei 5 miliardi derivanti dalla vendita del Chelsea FC nel 2022, somme attualmente congelate in un conto bancario controllato dalla Fordstam, società di Abramovich.

«Il tempo stringe», ha dichiarato il leader labourista. «Siamo pronti a andare in tribunale affinché ogni centesimo vada a coloro la cui vita è stata distrutta dalla guerra illegale di Putin in Ucraina», ha aggiunto il premier britannico.

Una vendita da 5 miliardi

Nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il governo britannico ha imposto ad Abramovich di liberarsi dei blues. Al patron fu concessa una licenza per vendere il club a condizione che il ricavato fosse destinato alle vittime ucraine. Il governo inglese depositò i 5 miliardi ottenuti dalla vendita della squadra londinese su un conto bancario britannico controllato dalla Fordstam, la società di Abramovich.

Da allora il denaro è stato congelato a causa dell’empasse dei negoziati con Abramovich sulla possibilità di spenderlo esclusivamente in Ucraina o di farlo uscire dal Paese. Il miliardario infatti ha affermato di volere che il denaro vada a «tutte le vittime della guerra in Ucraina», ma che anche i russi ne traggano beneficio.

Roman Abramovich, ex patron del Chelsea
Nel frattempo a Bruxelles…

Parallelamente a Bruxelles è iniziato il Consiglio Europeo del 18-19 dicembre 2025. La posta in gioco è la sopravvivenza stessa dello Stato ucraino. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stata categorica: «L’UE deve decidere ora». Il piano prevede l’erogazione di un prestito iniziale di 90 miliardi di euro. Garantito dai proventi dei 185 miliardi di asset russi custoditi dalla piattaforma belga Euroclear. Kiev rimborserebbe il denaro solo quando Mosca accetterà di pagare le riparazioni di guerra.

Il fronte europeo in frantumi

Tuttavia, il fronte europeo mostra delle crepe. Bart De Wever, primo ministro belga, frena sulla concessione dei fondi senza garanzie legali totali. Il timore è che Euroclear finisca nel mirino di cause miliardarie da parte del Cremlino. Von der Leyen ha chiesto ai 27 Stati membri di condividere la responsabilità legale e finanziaria per non lasciare Bruxelles esposta alle ritorsioni di Mosca. La Russia infatti ha già minacciato il sequestro delle proprietà private europee in Russia.

L’ombra di Washington

Sullo sfondo di questa battaglia economica si muove una diplomazia frenetica. Funzionari statunitensi hanno riferito che il 90% dei punti critici tra Russia e Ucraina sarebbe stato risolto dopo due giorni di colloqui a Berlino. Nonostante l’assenza formale di delegati russi.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che un accordo di pace potrebbe essere vicino, ma Kiev non può permettersi di aspettare i tempi della diplomazia per pagare i propri soldati. Con l’amministrazione Trump a Washington che spinge per un disimpegno americano, l’Europa si trova costretta a dimostrare di poter finanziare la sicurezza del continente in totale autonomia.

Marco Fedeli

Laurea Triennale in Lettere (Università degli Studi di Milano)

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