Il bilancio dell’autobomba esplosa stamani, 8 gennaio, a Mogadiscio, è di almeno 4 morti e 10 feriti. L’esplosione è avvenuta vicino a un checkpoint nelle immediate vicinanze del parlamento somalo.
L’obiettivo era far entrare il veicolo carico di esplosivo nella sede del parlamento. L’attentatore, resosi conto dell’impossibilità di entrare, si è fatto esplodere. Questo è quanto riporta l’agente di polizia Adan Abdullahi.
Diversi testimoni hanno raccontato gli attimi di terrore vissuti in seguito all’esplosione. «Ho visto i cadaveri di diverse persone, alcuni dei quali uccisi da schegge all’interno dei loro veicoli. C’era il caos e le ambulanze hanno raggiunto la scena subito dopo l’esplosione», ha riferito Abdirahman Mohamed.
Un altro testimone, Shamso Ali, ha raccontato di un’esplosione molto violenta. «Grazie a Dio ero distante, ma ho visto il fumo e diversi veicoli incendiati».
I precedenti in Kenya e in Somalia
L’attentato è stato rivendicato dal gruppo terroristico al-Shabab, collegato ad Al-Qaeda. Al-Shabab è noto per aver compiuto una serie di attentati, tra cui quello del 28 dicembre 2019 nella capitale somala. Questo atto terroristico è considerato il più grave degli ultimi due anni, con un bilancio di circa 90 morti, tra cui molti studenti. Ma l’attentato più grave resta quello dell’ottobre 2017 nella stessa capitale. In quell’occasione un camion bomba esplose vicino ad un’autocisterna, provocando la morte di circa 600 persone.
Mogadiscio è spesso teatro di attacchi terroristici da parte di al-Shabab, che ha combattuto per rovesciare il governo somalo per più di un decennio. È riuscito inoltre a espandere la sua influenza soprattutto in Kenya, dove continua a seminare terrore attraverso la pianificazione di attentati. L’obiettivo di al-Shabab è punire il governo keniano per aver fatto partecipare i suoi soldati ad una missione delle Nazioni Unite finalizzata a cacciare lo stesso gruppo terroristico dalle più grandi città della Somalia. A causa di un’intelligence inefficiente e dell’assenza di una vera e propria strategia nel campo dell’antiterrorismo, le autorità keniote non sono ancora riuscite a fermare le milizie di al-Shabaab.
Che cosa è al-Shabab
Il gruppo al-Shabab si è costituito in Somalia nella seconda metà degli anni Duemila. Dal febbraio 2012 è affiliato ad Al-Qaeda. Il gruppo terroristico somalo impone una versione ristretta della sharia, la quale prevede, ad esempio, la lapidazione per le donne adultere.
Al-Shabab, in arabo “la gioventù”, si è sviluppato da una rete di gruppi islamici, l’Unione delle Corti Islamiche, che controllava Mogadiscio tra il 2006 e il 2007. All’arrivo dei soldati dell’Etiopia, giunti per sostenere il debole governo di transizione somalo, i leader delle Corti Islamiche furono costretti ad allontanarsi dalla capitale. Dall’ala più estremista di questo gruppo è nato al-Shabab, un gruppo wahhabita, in una popolazione a maggioranza sufista.
Si stima che i combattenti siano tra i 7 mila e i 9 mila, molti dei quali mediorientali che hanno combattuto in Iraq o in Afghanistan. Altri, invece, provengono da comunità somale degli Stati Uniti e dell’Europa.