Nel nord della Siria verrà introdotta la lira turca, in sostituzione di quella nazionale. A comunicarlo sono proprio i media di Damasco, in seguito a una decisione del Governo provvisorio siriano (Sig), un’entità politica delle opposizioni siriane in esilio, sostenute dalla Turchia.
Le ragioni di Erdogan
L’introduzione della moneta turca, nella zona controllata da Ankara, sarebbe temporanea. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha giustificato questa decisione come necessaria in conseguenza della svalutazione della moneta finora corrente. La lira siriana, infatti, da gennaio 2019 a dicembre, ha dimezzato il suo potere d’acquisto. D’altro canto sembra una decisione presa per approfondire l’influenza economica e politica turca in quella fascia di territorio in cui, dal 10 ottobre, Erdogan ha stanziato le sue truppe.
La situazione precedente
Non più di qualche settimana fa, il Reis viveva la situazione del nord-est siriano con relativa tranquillità. Il 22 ottobre i curdi-siriani avevano accettato l‘accordo già firmato da russi e turchi. L’accordo prevedeva la tregua dai combattimenti, in cambio dell’abbandono da parte dei curdi di 30 km di territorio al confine siriano. Quasi una resa, visto che l’obiettivo di Erdogan, al momento dell’offensiva contro i curdi, era proprio impossessarsi di questi territori.
L’evoluzione della vicenda
Ma la situazione da allora è cambiata. Nelle ultime settimane molti curdi hanno abbandonato la Siria orientale, ma dalla fine di novembre il flusso migratorio è rallentato. Non solo. Dopo l’annuncio di Trump del 6 ottobre di ritirare delle truppe USA, 1000 soldati statunitensi hanno lasciato la Siria. Nel frattempo, però, Kuwait e Iraq, alleati economici degli Stati Uniti, hanno inviato centinaia di soldati nella parte nord-orientale della Siria. L’obiettivo era proteggere i pozzi petroliferi dagli attacchi dell’Isis, dopo che i curdi, fino ad allora in prima fila contro lo Stato Islamico, erano stati costretti a fuggire in massa. Altra motivazione era scongiurare eventuali offensive militari russe.
Curdi e Stati Uniti si riavvicinano
Il generale statunitense McKenzie ha definito le relazioni tra USA e curdi “piuttosto buone”. Un passo avanti, dopo che, non più tardi di 2 mesi fa, i curdi avevano accusato il presidente americano Trump di tradimento, in seguito alla decisione di lasciare il territorio siriano.
Quello che temono i russi e i turchi è che il riavvicinamento tra curdi e USA faccia saltare l’accordo del 22 ottobre. Da qui la decisione di introdurre la moneta turca nei territori occupati, così da legare Ankara e la Siria orientale, attraverso il filo economico oltre che quello militare.