Finalmente la scuola riapre. Dal 7 aprile gli istituti scolastici accoglieranno circa 5,6 milioni di alunni. Due studenti su tre potranno di nuovo seguire le lezioni in presenza, con i loro coetanei.
Le modalità del rientro in presenza
Il rientro in presenza del 66% degli 8,5 milioni di alunni iscritti alle scuole statali e paritarie è dovuto all’entrata in vigore del decreto legge 44, del primo aprile scorso.
Dopo lo sciopero nazionale della scuola del 26 marzo, che aveva portato in piazza studenti, docenti e genitori di numerose città italiane per protestare contro la didattica a distanza, il Consiglio dei Ministri ha varato il provvedimento: dal 7 al 30 aprile 2021 sarà assicurato, sull’intero territorio nazionale, lo svolgimento in presenza dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia. Inoltre, verrà garantita l’attività didattica del primo ciclo di istruzione e del primo anno della scuola secondaria di primo grado.
Per i successivi gradi di istruzione lo svolgimento delle lezioni in presenza, invece, sarà ancora condizionato alla classificazione della regione dove gli studenti svolgono l’attività scolastica. Per le regioni in zona arancione verrà garantita la presenza ad una percentuale di alunni che varia dal 50% al 75%.
Restano ancora in Dad gli studenti nelle zone rosse, ad eccezione degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Inoltre, il decreto impedisce in modo esplicito alle regioni di emanare autonomamente decisioni più restrittive in materia scolastica, che possano decretare la cessazione dell’attività in presenza.
La Dad, una forma inadeguata di scuola
Secondo i dati di Tuttoscuola, il d.l. 44 permetterà a 2,7 milioni di alunni della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di tornare in presenza anche se si trovano in regioni classificate in zona rossa. Una soluzione che alleggerisce notevolmente le famiglie degli studenti più piccoli, alle prese da mesi con la difficile gestione della didattica a distanza dei loro figli.
Una condizione, quella della Dad, che ha escluso a priori una larga fetta della popolazione scolastica, sottolineando ulteriormente le differenze sociali e il digital divide – il divario tra chi ha la possibilità di accedere alle tecnologie e chi no – presenti nel nostro Paese.
Oltre alla preoccupazione per la qualità dell’educazione ricevuta dai bambini, le famiglie si sono dovute confrontare con i problemi logistici che la Dad comporta, come l’organizzazione degli spazi in casa o l’impossibilità di portare avanti adeguatamente la propria attività lavorativa.
Restano dubbi sulla continuità della presenza
Gioisce della riapertura delle scuole anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi, che ai microfoni di SkyTg24 dichiara: «La scuola è in sicurezza da tempo, oltre l’80% del personale scolastico è stato vaccinato. Non siamo nelle stesse condizioni di quando abbiamo chiuso».
Rimane però il dubbio sulle capacità logistiche del monitoraggio della curva dei contagi nelle scuole. Il numero di operatori designati per il tracciamento dei nuovi casi è ritenuto insufficiente rispetto alla quantità di lavoro necessario per garantire la sicurezza degli istituiti. Questo preoccupa il personale scolastico e le famiglie.
Al di là del entusiasmo degli studenti, si teme per una nuova chiusura. Un’intermittenza del sistema educativo che, se inizialmente doveva essere una risposta emergenziale alla crisi sanitaria, adesso è diventata a tutti gli effetti la nuova normalità di milioni di giovani. Con tutte le conseguenze del caso.