Sampdoria, è retrocessione in Serie C: mai così in basso nella storia

Genova, maggio 2025. Per chi ama la Sampdoria, questa non è una semplice retrocessione. È una ferita profonda, un colpo al cuore che farà fatica a rimarginarsi. La parola “Castellammare” entrerà nel lessico del dolore sportivo blucerchiato come sinonimo di disastro, come l’ultima stazione di un viaggio iniziato con speranza e finito nel buio della Serie C. Per la prima volta in 78 anni di storia, la Samp scende nel terzo livello del calcio italiano. Ma ridurre tutto a quel maledetto pareggio a reti bianche contro la Juve Stabia sarebbe fuorviante. Questa è la storia di una stagione nata sotto buoni auspici e crollata sotto il peso di aspettative disattese, decisioni sbagliate, caos tecnico e incapacità gestionale.

L’estate degli entusiasmi (ingannevoli)

La Sampdoria che si affaccia alla stagione 2024-2025 è una squadra ambiziosa. Dopo aver evitato il peggio nella stagione precedente, il nuovo progetto tecnico prende forma con l’arrivo in panchina di Andrea Pirlo e un mercato estivo che fa sognare i tifosi. Gianluca Caprari ritorna, arrivano attaccanti come Massimo Coda e Gennaro Tutino, e il nuovo direttore sportivo Pietro Accardi sembra intenzionato a costruire una rosa da promozione diretta. I blucerchiati partono col secondo monte ingaggi della Serie B, circa 20 milioni di euro: una cifra che parla da sé.

Ma qualcosa scricchiola fin dall’inizio. La squadra appare spenta, priva di idee e di spirito. Nelle prime tre giornate arrivano due sconfitte e un pareggio. Non solo i risultati, ma anche l’atteggiamento allarma la dirigenza. Il 29 agosto, la prima scossa: Pirlo viene esonerato. È un segnale forte, anche se forse prematuro. L’ex campione del mondo non ha neppure il tempo di lasciare un’impronta, ma in fondo, neanche lui sembrava credere fino in fondo a questo progetto.

L’illusione di Sottil

Il testimone passa ad Andrea Sottil, ex tecnico dell’Udinese. Uomo pragmatico, grintoso, idealmente adatto a scuotere una squadra convalescente. E in effetti, inizialmente, qualcosa sembra cambiare. Ma presto emerge una realtà ben più preoccupante: la Samp non ha una spina dorsale. Cambiano i moduli, cambiano gli interpreti, ma il filo conduttore resta sempre lo stesso: mancanza di identità.

Un dettaglio su tutti: nelle prime cinque giornate vengono schierati tre portieri diversi. Ghidotti, poi Vismara, poi Silvestri. Tutti bocciati a turno. A gennaio si aggiungono anche Perisan (che si infortuna subito) e infine Alessio Cragno, preso in extremis dal Monza. In totale, cinque portieri in una stagione. Un record di instabilità che ben rappresenta l’intera annata.

Quattordici settimane di buio

Tra fine ottobre e inizio febbraio, la squadra entra in un tunnel dal quale non riuscirà più a uscire. Quattordici partite senza vittoria: otto pareggi e sei sconfitte. Una serie di risultati che schiaccia la Samp in piena zona retrocessione. Il problema però non è solo tecnico. È mentale, caratteriale. I leader latitano, l’attacco è sterile, il centrocampo inconsistente.

Gli innesti invernali – tra cui Niang, Sibilli, Altare e Oudin – non cambiano il passo. Anzi, sembrano aggiungere ulteriore confusione a una rosa già sconclusionata. A dicembre, arriva la mazzata definitiva: un 5-0 umiliante contro il Sassuolo. Sottil viene esonerato. E con lui se ne va anche l’ultima illusione.

Semplici, la calma che non basta

Il 12 dicembre viene annunciato il terzo tecnico stagionale: Leonardo Semplici. L’obiettivo è chiaro: evitare il disastro. Ma la sua gestione è l’emblema della frustrazione. La squadra gioca con paura, fatica a costruire, e i pochi segnali positivi vengono subito cancellati da nuove débâcle.

I giocatori della Sampdoria in lacrime

A febbraio, in un momento che pare il punto di svolta, la Sampdoria vince due partite di fila. Ma è un fuoco di paglia. La pressione cresce, la tensione diventa ingestibile. Tre espulsioni in tre partite – Vieira, Ghilardi e Yepes – evidenziano una squadra sull’orlo del crollo nervoso. Non arrivano più vittorie per quasi due mesi.

I tifosi, fino a quel momento encomiabili, esplodono. Scritte sui muri di Bogliasco, cori di protesta, minacce, richieste di dimissioni. La squadra viene messa in ritiro in una località segreta. È una mossa disperata, che però non porta frutti.

L’ultima carta: il ritorno della dorianità

Dopo la sconfitta contro lo Spezia, anche Semplici viene sollevato dall’incarico. È il 10 aprile. A questo punto la dirigenza punta su un’operazione cuore: Alberico Evani in panchina, con Attilio Lombardo come vice, Invernizzi nello staff e Andrea Mancini come direttore sportivo. Roberto Mancini, simbolo immortale della Samp d’oro, accetta un ruolo di consulente esterno.

La mossa funziona per un attimo. Vittoria col Cittadella, poi qualche pareggio combattuto. Ma è troppo tardi. Non c’è tempo, non c’è energia, non c’è più margine. All’ultima giornata, la trasferta a Castellammare di Stabia si trasforma nel teatro della disfatta: lo 0-0 condanna i blucerchiati alla Serie C. I giocatori restano a terra, lacrime in volto. È il giorno più nero della storia doriana.

Il “triplete” blucerchiato: retrocedono prima squadra, Women e Primavera

La stagione 2024-2025 sarà ricordata a lungo, forse per sempre. Non solo per la retrocessione della prima squadra in Serie C, evento già di per sé epocale. Ma perché al termine di quest’annata maledetta, a cadere sono state tutte e tre le formazioni professionistiche del club: la prima squadra maschile, la formazione femminile e la Primavera. Tre su tre. Una discesa in blocco che racconta di un collasso non solo sportivo, ma anche strutturale, gestionale e identitario.

Ultima la Sampdoria Women, penultima la Primavera, terzultima la prima squadra: in classifica si sono ritrovate come in fila per il patibolo. Nessuna ha trovato la forza di salvarsi. Nessuna è riuscita a invertire la rotta. La squadra femminile, in grande difficoltà per tutta la stagione, ha chiuso all’ultimo posto la Serie A, retrocedendo in B. I giovani della Primavera, da cui ci si aspettava un segnale di vitalità, sono finiti in fondo alla classifica del campionato di Primavera 1, scivolando in Primavera 2. E infine la prima squadra, guidata nel finale da Alberico Evani, ha visto sfumare ogni possibilità di playout nell’ultima, maledetta trasferta a Castellammare di Stabia.

L’annus horribilis doriano si è chiuso con una sentenza che sembra una condanna: non solo una squadra da rifondare, ma un’intera società da ricostruire, dalle fondamenta.

Le reazioni social

A rendere ancora più palpabile la portata emotiva del disastro sono arrivate, puntuali, le reazioni dei protagonisti del passato e del presente. Le parole affidate ai social sono state una valvola di sfogo, ma anche una dichiarazione d’amore, di ferite aperte e di fedeltà incrollabile.

Tra i primi a rompere il silenzio c’è stato Juan Sebastián Verón, uno dei simboli più amati dai tifosi. L’ex centrocampista argentino, che nella Samp visse una parentesi breve ma intensa, ha scritto su Instagram: «Mi dispiace tanto, capisco che sono momenti dove soprattutto i Doriani sono amareggiati, tristi, arrabbiati. Ho passato lo stesso con l’Estudiantes, ma passerà. Con i giorni le ferite piano piano si curano e si ricomincerà, perché il calcio e il Doria daranno sempre una nuova opportunità di credere e sognare… Oggi è tristezza, domani una nuova storia». Parole profonde, che non cercano di addolcire la realtà ma di restituire un briciolo di speranza.

 

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Un altro ex blucerchiato che ha voluto esprimere la propria vicinanza è Éder, autore di 49 gol in 135 presenze con la maglia della Samp. Anche lui, colpito dalla notizia della retrocessione, ha voluto ricordare ai tifosi che la fede non si spegne: «Nel calcio succedono cose incredibili… Un’annata che nessuno di noi Doriani poteva immaginare. Ma come sempre e per sempre, FORZA DORIA nel bene e nel male!! Nelle mani delle persone giuste torneremo». Un messaggio semplice, ma potente. Perché in questo momento, più delle analisi tecniche, servono parole che uniscano.

Anche Sebastiano Esposito, oggi attaccante dell’Empoli, ha lasciato un segno con un laconico “Torneremo” accompagnato da un cuore spezzato. E infine, una delle voci più sorprendenti ma più sentite è stata quella di Olly, cantautore genovese e ultimo vincitore del Festival di Sanremo, grande tifoso blucerchiato. Le sue parole sono diventate virali in poche ore. «Sei stata al mio fianco e io resterò al tuo. Forza Sampdoria». Un giuramento di fedeltà, un messaggio che sintetizza in poche parole lo spirito di una tifoseria che, pur ferita, non smette di amare.

Perché forse è proprio questo l’unico appiglio rimasto: l’amore viscerale, testardo, che unisce i doriani in ogni angolo del mondo. Il calcio, come la vita, è fatto di cadute. Ma anche di ritorni. E se c’è una certezza, anche in mezzo al disastro, è che la Sampdoria tornerà. Perché chi ama davvero, non abbandona. Mai.no

Elena Cecchetto

📍Milano 👩🏼‍🎓Comunicazione, Media e Pubblicità ⚽️ Quando lavoro mi trovi allo stadio, quando non lavoro pure

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