Salvini: direttiva sui cannabis shop. Ed è subito lite di governo

In piena campagna elettorale, tra i bersagli di Matteo Salvini finiscono anche i cannabis shop, dopo che nelle Marche due punti vendita sono stati sigillati. Il ministro ha emanato infatti una direttiva che impegna i prefetti, i commissari del governo di Trento e Bolzano, nonché il capo della giunta valdostana a vigilare «sulla vendita illegale di derivati e infiorescenze della canapa impropriamente pubblicizzata come consentita dalla legge del 2016», facendo una ricognizione dei negozi entro il 30 giugno per controllare i prodotti e la localizzazione disposizione.

In linea con il ddl del Carroccio che prevede un giro di vite sullo spaccio, Salvini riapre inoltre la guerra contro la proposta di legge per legalizzare la cannabis del senatore grillino Mantero«Deve ritirarla, scongiurando il rischio di uno Stato spacciatore» dichiara il ministro dell’Interno. E Mantero replica: «Resterà». 

A tanto improvviso clamore, il premier Conte, serafico, risponde:  «Ho un’agenda con un ordine del giorno molto fitto: questo tema non c’è». Mentre il vicepremier Di Maio attacca: «È un tema di distrazione di massa per coprire il caso SiriVa bene la lotta alla droga, ma occupati anche di chiudere le piazze di spaccio della camorra, della mafia»«La mafia si combatte anche così», lo liquida Salvini. Il corpo a corpo arriva nelle stanze del Viminale: «Lo Stato deve star vicino alle piccole imprese, non vedo perché i negozi di canapa vadano chiusi», avverte il sottosegretario M5S, Sibilia«Se dovessimo lasciar fare a chi la vede come lui ci troveremmo presto i cannaioli al posto dei caldarrostai nelle piazze» replica il collega leghista, Candiani. Come nel caso Siri, due sono i fronti che Salvini si trova ad affrontare: quello consueto che lo vede contrapposto ai cinquestelle. E quello che lo vede in contrasto ancor più duro con Conte, che pure qui cerca di riaffermare la premiership.

 

 

 

Sofia Francioni

Laureata in Lettere Moderne e cresciuta dentro la redazione della cronaca della Nazione di Firenze, vorrebbe diventare una cronista "sconosciuta e felice"

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