Saluto nazista all’Europarlamento

All’Europarlamento, un deputato bulgaro di Ecr (European Conservatives and Reformists Group), Angel Dzhambazki, ha fatto il saluto nazista in Aula.

Solo un gesto per chiedere scusa

Come si può vedere dai filmati condivisi su Twitter, Dzhambazki ha insultato il collega italiano Sandro Gozi, di Renew Europa, dopo il suo intervento sullo Stato di diritto in Polonia e Ungheria, per poi sollevare in avanti il braccio destro, mentre abbandonava l’Aula tra le proteste dell’emiciclo. Un gesto che la rete ha interpretato come un chiaro saluto nazista. Esplosa la polemica, l’eurodeputato bulgaro ha immediatamente mandato una mail ai colleghi in cui ha spiegato che «non era un saluto nazista ma un gesto con la mano per scusarsi con la presidenza» per aver sforato nei tempi dell’intervento. «Sono rimasto scioccato nel vedere l’accusa del saluto nazista», ha dichiarato.

L’indignazione del Parlamento Europeo

La prima ad aver parlato di un comportamento offensivo e pericoloso è stata Pina Picierno, Europarlamentare per il Partito Democratico dal 2014, che in quel momento presiedeva l’Aula. «Il Parlamento europeo è un monumento vivo della democrazia contro la barbarie del nazifascismo».

Le fa eco la neo-presidentessa del Parlamento europeo Roberta Metsola, che parla di gesto inaccettabile per quella che si definisce la Casa della Democrazia.

Indignato anche Manfred Weber, membro del parlamento europeo per la Baviera con l’Unione Cristiano Sociale (CSU) e capogruppo del PPE (Partito Popolare Europeo). Nel tweet che segue, Weber allude alla violazione dei princìpi cardine dell’Europarlamento e esorta a sanzioni immediate.

Tensione in Europa

Il gesto di Angel Dzhambazki a seguito dell’intervento di Gozi si inserisce in un momento delicato per l’Unione. La Corte di Giustizia Europea, infatti, ha respinto i ricorsi di Polonia e Ungheria sulle condizioni poste dal cosiddetto Stato di Diritto. In parole povere, se un Paese non rispetta le regole di democrazia previste dai Trattati, può essere punito bloccando tutti i finanziamenti a suo favore e, in caso di persistenza, l’extrema ratio sarebbe l’uscita dall’UE. Di conseguenza, i soldi del Recovery Fund e altri aiuti europei rischiano di diventare un miraggio per Varsavia e Budapest. I magistrati di Lussemburgo hanno dato quindi ragione al Consiglio e al Parlamento europeo, lasciando aperto lo scontro con i due Stati a guida sovranista, sotto osservazione per le loro leggi contro l’organizzazione dei magistrati sottoposta al controllo dell’esecutivo e per i provvedimenti contro le comunità LGBTQ+.

La comunità LGBTQ+ manifesta in Polonia
Andrea Achille Dell'Oro

Lecco, classe '98. Provinciale all'anagrafe, cosmopolita e poliglotta per vocazione. Di formazione classica, mi laureo con lode in lingue e letterature straniere (portoghese e russo) con una tesi sul cinema sovietico. Cultore della storia contemporanea e della letteratura greca, ossessionato dalla italo-disco e dall'estetica anni '80, slavista con una predilezione per l'architettura brutalista dell'URSS. Scrivo di attualità, politica, cronaca nera, musica e moda. Sogno di diventare un giornalista televisivo.

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