Russia-Ucraina, a Berlino nuovo round per la pace: territori e garanzie per Kiev

«Abbiamo una chance reale per un processo di pace in Ucraina». Il cancelliere tedesco Friederich Merz ha riassunto così i due giorni di colloqui tenuti a Berlino. Anche il presidente statunitense Donald Trump è apparso positivo sull’esito della trattativa: «Siamo più vicini che mai a un accordo». Gli americani avrebbero concesso ampie garanzie di sicurezza all’Ucraina, condizione minima per Zelensky per qualsiasi trattativa sulla cessione di territori.

Le novità

Al tavolo delle trattative a Berlino erano presenti americani, europei ed ucraini. Nel piano sviluppato, Kiev potrà mantenere, anche in tempo di pace un esercito di 800mila unità e potrà godere di soldi e sostegni. Gli europei, poi, costituiranno una forza multinazionale che potrà operare anche in Ucraina. Sarà introdotto un meccanismo di monitoraggio e verifica del cessate il fuoco gestito dagli Usa e questi ultimi si impegneranno anche a proteggere l’Ucraina da futuri attacchi, con un simil-articolo 5 Nato. Americani ed europei promettono, quindi, la costituzione di un meccanismo legalmente vincolante per garantire la pace.

Gli statunitensi spingono per una firma veloce del trattato, ma dalla Germania si frena sulla possibilità di un accordo entro Natale. Nel weekend del 20-21 dicembre i diplomatici si incontreranno nuovamente, questa volta a Miami per affrontare lo spinoso tema delle cessioni territoriali alla Russia. Se Zelensky dovesse cedere sarebbe più facile far accettare a Mosca le garanzie di sicurezza per l’Ucraina delineate a Berlino.

Gli asset russi congelati

Sull’utilizzo degli asset russi congelati – 200 miliardi, di cui 185 solo in Belgio – a favore dell’Ucraina c’è ancora grande incertezza, specialmente per quanto riguarda le garanzie legali ed economiche. La questione sarà dibattuta nel prossimo consiglio europeo, di giovedì 18 dicembre. Il tema è molto spinoso per il governo di Giorgia Meloni. La premier è poco propensa a offrire garanzie pro-quota sul rimborso delle riserve se una sentenza di un tribunale internazionale o la fine delle sanzioni obbligasse a rimborsare la Russia. La paura è che queste garanzie – come riporta il Corriere – siano deleterie per i conti pubblici. Per di più in momento in cui l’Italia sta uscendo dalla procedura di infrazione europea per deficit eccessivo. Il problema sarebbe aggirabile come è stato fatto durante il Covid: quando scattarono garanzie per 200 miliardi di prestiti alle imprese, senza però che pesassero su deficit e debito pubblico.

L’Italia sembrerebbe più aperta ad una soluzione di mezzo: emettere 45 miliardi di eurobond garantiti dal bilancio europeo per aiutare l’Ucraina, mentre si cerca di capire lo sviluppo dei trattati. Una soluzione che però è inaccettabile per la Germania. Merz vuole usare le riserve russe, ma non vede di buon occhio la creazione di nuovo debito europeo, specialmente con la continua ascesa nei sondaggi di Afd.

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