“Non sarà un gulag, ma ci saranno condizioni decenti assolutamente nuove”, sono le parole con cui, il capo della Federalnaja Služba Ispolnenija Nakazanij russa, il Servizio Penitenziario federale russo, Alexander Kalašnikov, ha presentato il progetto di nuovi campi di lavoro per i detenuti nelle carceri russe.
“Perché questa persona lavorerà nel dormitorio, potrà affittare un appartamento, e riceverà uno stipendio dignitoso”. Tra i luoghi in cui i detenuti verranno indirizzati vi sono il Circondario autonomo dei Nenec, nell’oblast’ di Arcangelo, a Tajmyr, nella regione di Magadan, a Norilsk e alla costruzione della Bajkal-Amur Mainline (BAM).
I Gulag staliniani
Il termine Gulag sta per Glavnoe upravlenie lagerej, ovvero Direzione generale dei campi di lavoro. I gulag erano il metodo più diffuso di repressione politica e ideologica. Sono stati utilizzati soprattutto da Iosif Stalin, Segretario del Partito Comunista dal 1922 al 1953, anno della sua morte. Introdotti nel 1926 e istituzionalizzati nel 1930, questi campi di lavoro erano già presenti durante la Russia zarista. I gulag sono rimasti in vigore fino alla morte di Stalin ma sono stati ufficialmente smantellati da Nikita Chruščëv nel 1960, durante il “disgelo”. Si stima che in questi campi di lavoro siano state imprigionate quasi 18 milioni di persone, e tra il 1934 e il 1953, ne sono morte 1.053.829.
La stampa di opposizione
Secondo il piano di Kalašnikov, i detenuti verranno impiegati in grandi strutture dove manca la forza lavoro, invece che far lavorare i migranti provenienti dall’Asia Centrale. Il paragone con il periodo staliniano e l’epoca delle grandi purghe del 1938 è un passaggio logico e conseguente. Soprattutto anche in seguito alla dichiarazione dello stesso Kalašnikov, in cui ha nominato i gulag.
La pagina russa di opposizione Openrussia_team, ha commentato così con un post su Instagram il discorso di Kalašnikov: “Un non-gulag, una non-repressione e una non-tortura in un Paese con un non-dittatore”.