Tra domenica 1 e lunedì 2 marzo tre buste sono esplose in varie zone della Capitale colpendo tre diverse donne.
I reati su cui la Procura indaga sono di attentato con finalità di terrorismo e lesioni. Per il momento non ci sono ancora alcun tipo di rivendicazioni, eppure né la Digos né i Ros escludono la pista anarchica – per ora quella privilegiata – oltre alla possibilità di un atto squilibrato di un singolo individuo.
Tre lettere esplosive indirizzate a tre donne diverse
Il primo pacco è esploso domenica sera al centro smistamento Poste di via Cappannini, a Fiumicino. Era destinato ad un’epidemiologa che lavorava dell’Università di Tor Vergata. Dall’eplosione è rimasta ferita un’impiegata del centro postale.
La seconda lettera è esplosa lunedì alle 18.30 in via Piagge, nel quartiere di Nuovo Salario. Nell’abitazione viveva un’impiegata dell’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) di 54 anni. Subito dopo l’esplosione la donna è stata portata al Policlinico Umberto I dove è stata ricoverata per ustioni alle mani.
La terza busta è arrivata in via Alfredo Fusco, alla Balduina, sempre all’interno di un’abitazione. In questa occasione è rimasto ferito una ex dipendente dell’Università del Sacro Cuore di 68 anni. Anche in questo caso la donna ha riportato ustioni alle mani ed è stata ricoverata al Policlinico Universitario Agostino Gemelli
Nella mappa le tre zone in cui sono espluse le buste
Apparentemente pare che non vi sia alcun collegamento tra le tre donne. Secondo quanto affermato dalla Digos infatti, pare che le vittime non si conoscessero l’una con l’altra. Ma soprattutto si sta cercando di capire il movente di tale gesto, avvenuto in diverse zone della Capitale.
Alcuni dettagli però fanno pensare che l’autore possa essere lo stesso. Infatti, tutte e tre le buste erano chiuse nello stesso modo, formato A4 e contenenti tutte una piccola scatoletta di legno con dentro polvere nera e un innesto rudimentale.