E’ morto Yvan Colonna, il militante indipendentista corso ricoverato in coma da tre settimane a Marsiglia, in seguito all’aggressione subita da un detenuto jihadista nel carcere di Arles il 2 marzo scorso.
The Corsican nationalist Yvan Colonna, who was assaulted earlier this month in prison in an attack that sparked rioting on the French Mediterranean island, has died, his family announced on Monday https://t.co/0ebq4OJg8O
— AFP News Agency (@AFP) March 21, 2022
Ad annunciare la morte di Colonna è stato l’avvocato della famiglia, Patrice Spinosi. «La famiglia di Yvan Colonna conferma la sua morte questa sera (ieri n.d.r) all’ospedale di Marsiglia. Chiede che il suo lutto sia rispettato e non farà alcun commento». Queste le parole di Spinosi, confermando così le informazioni ottenute anche dall’Afp, da una fonte della polizia, e inizialmente fornite dal quotidiano Le Parisien.
Manifestazioni a Bastia
All’annuncio della morte di Colonna, alcune decine di persone si sono riunite a Bastia davanti al Palazzo di Giustizia, appendendo striscioni con lo slogan «Statu francese assassinu». Le autorità francesi temono un’escalation di violenza.
Nelle scorse settimane, l’aggressione all’indipendentista aveva riacceso la tensione separatista antifrancese nell’isola. I movimenti autonomisti della Corsica avevano accusato le autorità francesi di non aver tutelato la vita di Colonna, che sull’isola è ritenuto non un terrorista ma un eroe dell’identità locale. Per questo erano scattate manifestazioni in diverse città, da Corte a Bastia a Ile Rousse. In pochi giorni si erano contati 67 feriti, 44 tra i poliziotti. La settimana scorsa, una visita del ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, aveva parzialmente riportato la calma. Darmanin ha illustrato, per la prima volta nell’isola, la disponibilità del governo a un dialogo che potrebbe “arrivare fino all’autonomia”. L’inizio delle trattative è stato fissato per aprile.
Nel frattempo, Gilles Simeoni, presidente autonomista del Consiglio esecutivo dell’isola ed ex avvocato di Colonna chiede la creazione di una commissione d’inchiesta per far luce su quanto accaduto nel carcere di Arles. Secondo una prima ricostruzione, il responsabile dell’attacco aveva sentito il militante indipendentista “offendere il Profeta”.
CRONISTORIA
Da oltre una settimana, in Corsica, centinaia di studenti stanno protestando senza sosta a sostegno del militante indipendentista Yvan Colonna, aggredito brutalmente da un detenuto nel carcere di Arles, nella regione della Provenza. L’attivista francese sta scontando un ergastolo per l‘assassinio del prefetto francese Claude Erignac, avvenuto nel 1998.
In seguito all’aggressione, è iniziata una vera e propria rivolta che ha riacceso lo spirito separatista dell’isola francese. I manifestanti sono scesi in piazza al grido di “Statu Francese Assassinu” e accusano Parigi di essere responsabile del tentativo di omicidio del militante. La prima grande mobilitazione si è tenuta a Corti il 6 marzo. È toccato poi ad Ajaccio, dove al termine del corteo alcuni manifestanti hanno assaltato il Palazzo di Giustizia. Il 13 marzo, in diecimila hanno sfilato a Bastia lanciando molotov e sassi contro la Prefettura.
L’AGGRESSIONE A YVAN COLONNA
Il 2 marzo, mentre era in palestra della prigione di Arles, Yvan Colonna, è stato picchiato e strangolato da Frank Elong Abé. Detenuto di origini camerunensi catturato in Afghanistan e estradato in Francia, dove sta scontando una condanna per «associazione a delinquere finalizzata al terrorismo». L’assalto sarebbe scattato a causa di alcune espressioni blasfeme contro l’Islam proferite da Colonna ma gli stessi inquirenti – oltre che molti còrsi – ipotizzano che il tentato omicidio sia stato commissionato dall’esterno.
Com’è possibile, si chiedono i manifestanti, che un prigioniero come Colonna, sottoposto a un regime di sorveglianza speciale e continua, sia stato lasciato in balia dell’aggressore dalle guardie carcerarie per ben otto minuti, a tal punto da ridurlo in fin di vita?
«Il suo status di prigioniero di alto profilo è servito solo a tenerlo rinchiuso lontano dalla sua famiglia e dalla Corsica» scrivono in un comunicato gli indipendentisti di Corsica Libera.
LA STORIA DI YVAN COLONNA
Yvan Colonna nasce nel 1960 ad Ajaccio, la capitale della Corsica meridionale e successivamente con la famiglia si stabilisce a Cargese. Proprio qui, il giovane viene in contatto con il mondo nazionalista corso, dove diventa presto una figura di riferimento.
Sotto la sua spinta, militanti culturali e politici fanno rinascere quel sentimento nazionale corso che si pensava ormai morto e sepolto dopo qualche secolo di occupazione.
Il 6 febbraio del 1998 un commando uccide nel pieno centro di Ajaccio il Prefetto Claude Erignac, colpendo al cuore l’immagine stessa della Repubblica francese. Lo stato mette in atto una grandissima repressione che si conclude nel 1999 quando il cerchio si stringe su un piccolo gruppo locale di militanti nazionalisti. Arrestati e sottoposti a duri interrogatori, emerge il nome di colui che avrebbe sparato ad Ajaccio: Yvan Colonna. Nonostante venga scagionato da testimoni, Yvan, teme per la sua incolumità e reclamando a piena voce la sua innocenza, fugge e inizia una latitanza incredibile, di oltre quattro anni.
Il 4 luglio del 2003 alcuni funzionari di polizia bloccano in una fattoria Yvan Colonna, che non oppone resistenza all’arresto. Inizia qui la vicenda giudiziaria, piena zeppa di strani errori, mancate ricostruzioni, mancati confronti fra co-imputati, testimonianze non accolte e che porta, dopo vari giudizi, alla condanna all’ergastolo del nazionalista corso.