Referendum contro il taglio dei parlamentari: mancano all’appello alcune firme

È slittato il deposito in Cassazione del referendum confermativo sulla legge che ha tagliato il numero dei parlamentari. Mancavano all’appello, questa mattina alle 11, alcune delle 64 firme necessarie per la presentazione del documento.

Stando a quanto si apprende, il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni ha bloccato le operazioni di chiusura del verbale dando vita a una discussione. “Chi vuole veramente il taglio dei parlamentari, tolga la firma dal referendum”, ha dichiarato il senatore. “Ho votato a favore di una norma e perché ci fosse il referendum confermativo, non abrogativo, su quella riforma – ha continuato il senatore azzurro – Ma quando ho capito che era nell’aria qualcosa che non mi sta bene, ho deciso diversamente”.

IL RETROSCENA

Il sospetto di Mallegni e degli altri forzisti che hanno seguito il suo esempio è che la dilatazione dei tempi in caso di referendum venga utilizzata come un trucchetto. In caso di elezioni anticipate, si voterebbe per eleggere il vecchio numero di parlamentari. “Sono stata tra i primissimi a firmare per il referendum, ma ora ci ripenso – è il commento della senatrice di Forza Italia Barbara Masini – Non mi va che quel referendum venga strumentalizzato e associato al voto anticipato come un escamotage per salvare le poltrone”. “Io – ha concluso – andrei a votare domattina anche se perdessi il seggio”. Trasversalmente agli schemi, fonti dem danno per imminente il ritiro di altre 7 firme tra le file dei senatori del partito.

LE SCADENZE

C’è tempo fino a domenica 12 gennaio per la raccolta e la verbalizzazione delle firme. Lunedì 13 è invece il termine ultimo per la consegna in Cassazione. In questo senso il senatore di Forza Italia Andrea Cangini ha sgomberato il campo da sospetti di sabotaggio, assicurando che sarà preso un nuovo appuntamento entro i termini previsti.

LE TAPPE DELLA RIFORMA

In caso di approvazione, il referendum chiamerà i cittadini a votare sulla riforma a firma 5 stelle approvata il 10 ottobre che prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, in aggiunta al taglio dei seggi dei deputati e senatori eletti all’estero rispettivamente da 12 a 8 e da 6 a 4. Sino a quando non si terrà il referendum, la riforma non entrerà in vigore. Se si tornasse al voto in tempi brevi, la stessa non si applicherebbe.

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