Persone che cercavano una guida nella Chiesa e nella religione, una luce per non cadere nel buio del peccato, una mano che li indirizzasse verso la buona strada. Invece hanno trovato l’orco, che li ha sedotti e molestati sessualmente. Non sono stati creduti, sono stati ignorati e lasciati a loro stessi. Alcuni erano adolescenti, nel loro pieno sviluppo: sono state inviate loro foto o messaggi espliciti, contenuti pornografici. Altri avevano solo 3 anni quando sono stati molestati nelle aule della scuola domenicale.
Domenica scorsa 22 maggio, è stato pubblicato un rapporto contenente una lista di pastori e leader della Chiesa Battista Ortodossa che sono stati accusati, denunciati o condannati per abusi sessuali negli ultimi due decenni. La Southern Baptist Convention fu fondata nel 1845 in Georgia, nel sud-est degli Stati Uniti, e con circa i suoi 15 milioni di fedeli, è la più grande comunità protestante del Paese.
LE INDAGINI DELLA STAMPA
La storia inizia nel 2007 quando le vittime di abusi sessuali da parte di pastori battisti del sud chiedono la creazione di un registro contenente i nomi degli attuali e degli ex leader religiosi delle chiese battiste che erano stati incriminati o condannati per crimini sessuali. Le denunce venivano raccolte e catalogate in un database.
Dodici anni dopo, nel 2019, i quotidiani texani “Houston Chronicle” e “San Antonio Express-News” pubblicano un rapporto chiamato “Abuse of Faith” che mostra una rete organizzata di abusi sessuali all’interno della Chiesa. Un vero vaso di Pandora scoperto: dal 1998 erano almeno 380 i pastori accusati di aver abusato sessualmente di più di 700 fedeli, tra cui bambini. La ricerca dei due giornali si è concentrata sui dieci anni precedenti la prima richiesta di registro da parte delle vittime e sugli oltre dieci anni successivi. Qualche mese dopo, il personale del comitato esecutivo della Convention istituisce una commissione speciale per indagare sui casi dei presunti abusi, incaricando la società indipendente Guidepost Solutions di investigare sulle accuse, partendo dall’analisi del database.
LA LISTA DEI PASTORI PEDOFILI
Ne esce fuori una lista lunga 205 pagine, contenente i nomi di 600 persone sospettate o condannate per aver compiuto abusi sessuali in varie parti degli Stati Uniti, sia all’interno della Southern Baptist Convention, che in altri gruppi religiosi. I giornali hanno verificato personalmente i dettagli di centinaia di racconti di abusi esaminando i database dei tribunali federali e statali, i registri delle carceri e i documenti ufficiali di oltre 20 stati, cercando anche nei registri dei criminali sessuali a livello nazionale. Hanno anche intervistato i procuratori distrettuali e la polizia di oltre 40 contee texane.
Non solo pastori, ma anche diaconi, insegnanti di scuola domenicale e volontari. Lo “Houston Chronicle” e il “San Antonio Express-News” hanno anche verificato che circa 260 erano stati condannati per crimini sessuali o avevano ricevuto procedimenti giudiziari differiti in patteggiamenti: hanno quindi inviato lettere a tutti loro per sollecitare le loro risposte ai riassunti che abbiamo compilato. Circa una trentina di loro hanno risposto, mentre tre sono stati intervistati nelle carceri del Texas. Ma anche il comitato ha colpe nella vicenda: infatti ha conservato una lista dei suoi ministri accusati di abusi che ha tenuto nascosta per anni, nonostante gli appelli per renderla pubblica.
LA CHIESA HA INSABBIATO LO SCANDALO
I leader della chiesa protestante hanno insabbiato per anni gli abusi e diffamato i sopravvissuti, i cui appelli hanno incontrato “resistenza, boicottaggio e persino un’aperta ostilità”. Gli occultamenti hanno permesso a circa nove molestatori di mantenere il proprio ruolo all’interno del gruppo religioso, anche dopo le denunce di atti osceni. Negli anni hanno anche ostacolato qualsiasi iniziativa per diffondere e vigilare sugli abusi.
Il rapporto dichiara che “non era mai stato fatto nulla per condividere questo materiale al di fuori di un piccolo gruppo di persone, né per valutare se le persone accusate avrebbero dovuto continuare ad avere il proprio ruolo nelle chiese della comunità”. Intanto, il comitato esecutivo della comunità ha predisposto una linea telefonica dedicata alle persone che hanno subìto abusi sessuali.
PEDOFILIA NELLA CHIESA
Quello degli abusi sessuali nascosti per decenni all’interno della Chiesa non è un tema nuovo negli Stati Uniti. Nel 2002 a Boston il quotidiano “The Boston Globe”, tramite il team Spotlight, ha avviato un’inchiesta sulla pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica. L’indagine inizia con la condanna a dieci anni di carcere a John J. Geoghan, un prete che aveva violentato un bimbo di dieci anni. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti, e si giunse fino al coinvolgimento dell’allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L’arcivescovo infatti, è stato accusato di aver permesso a diversi preti, già accusati di abusi sessuali su minori, di continuare ad esercitare la propria attività in parrocchie non informate delle denunce. Il lavoro del team accese i riflettori su una vicenda controversa, e aprì le porte a tutte le altre successive inchieste su scala globale in altre parti del mondo.
Nel settembre 2003 l’arcidiocesi di Boston pagò circa 85 milioni di dollari come risarcimento nei confronti delle vittime di abusi e nell’agosto 2011 l’arcidiocesi di Boston ha pubblicato una lista con i nomi di 159 preti colpevoli dell’infame reato di pedofilia.