Emergono novità e conferme dal report sui Conti economici territoriali del biennio 2016-2018 diffuso dall’Istat. A livello nazionale, nel 2018 il PIL è aumentato dello 0,8% rispetto al 2017. A crescere maggiormente è stato il Nord-est dove il Prodotto interno lordo ha fatto registrare un +1,4%, trainato dalle perfomance dell’industria (+3,2% rispetto al 2017), delle Costruzioni (+2,3%) e dell’Agricoltura (+3,1%). La crescita più lenta si registra, invece, nel Mezzogiorno dove il Pil è aumentato solo dello 0,3% rispetto al 2017.
Resta stabile il divario tra nord e sud, con il Pil pro capite regionale testimone di questa tendenza: il più elevato è quello della Provincia autonoma di Bolzano con 47mila euro pro capite mentre fanalino di coda è la Calabria con 17 mila euro di reddito per persona. Anche i dati sui consumi pro capite lasciano spazio a riflessioni: il divario di spesa tra Centro-nord e Sud è del 31,3%. Nel 2018, inoltre, in Italia la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante è stata di 17,8 mila euro, con i valori più elevati che si sono registrati nel Nord-Ovest (20,6 mila euro) e nel Nord-Est (20,4 mila euro); il Meridione si conferma l’area con il livello di spesa più basso (13,7 mila euro), sotto la media nazionale.
Dato sorprendente è quello legato al focus regionale sull’andamento dei principali indicatori: le attività legate alle costruzioni nel 2018 hanno registrato nel Mezzogiorno una variazione in positivo del 4,9%, il doppio della media nazionale, che ha condotto a un aumento dell’occupazione nel settore del 2,4%. Variazioni anche per il Centro-Nord dove la crescita più significativa si è fatto registrare nei settori legati alla pesca, all’agricoltura e alla silvicoltura con una media del 2,8% contro il -2,6% del Sud.
Preoccupa infine il dato sul valore dell’economia sommersa e illegale nel Mezzogiorno per il 2017: l’incidenza è molto alta e rappresenta il 19,4% complessivo del valore aggiunto con l’analisi regionale che evidenzia il dato della Calabria, dove l’economia sommersa e illegale rappresenta il 21,8% del valore aggiunto. Una parte significativa di questo dato deriva dalla quota generata dal lavoro irregolare, che nel Sud si attesta al 7,7%. Le regioni dove questo dato è particolarmente elevato sono Calabria (9,4% del valore aggiunto) e Campania (8,5%), mentre le quote più contenute si riscontrano in Lombardia (3,7%) e Veneto (3,9%).