Raffaele Cutolo è passato alla storia come il più sanguinario, folle e strategico boss della camorra di tutti i tempi. In molti si auguravano che il suo nome fosse messo nell’unico luogo in cui meriterebbe di stare, nel dimenticatoio. Sulla sua coscienza c’è il peso di almeno 500 morti. Si dice che la canzone di De Andrè “Don Raffaè” fosse un chiaro riferimento alla sua persona. Probabilmente avrà preso ispirazione da lui, chi lo sa. Adesso che si trova in precarie condizioni di salute (come ogni anno), Raffaele Cutolo ha deciso di scrivere una raccolta di poesie, dedicate alla figlia Denise, nata nel 2007.
Si intitola “Poesie dal carcere“, la raccolta presentata a Napoli da Immacolata Iacona, la moglie dello spietato boss della camorra Raffaele Cutolo, oggi imprigionato al 41 bis nel carcere di Parma, il tredicesimo che ha cambiato, come tredici gli ergastoli che gli sono stati imputati.
Si tratta di un libro di quasi cento pagine, curato da Gianluigi Esposito, che racconta un lato oscuro ai più del boss di Ottaviano. L’ultima volta che Raffaele Cutolo pubblicò un libro di poesie successe un finimondo. Il libro fu bloccato dalla magistratura perché in alcune sue poesie. Sembrava leggere l’apologia della camorra e di ciò che deve o non deve fare un uomo d’onore. Erano gli inizi degli anni Ottanta e da allora non sono passati solo 40 e più anni: è passata un’epoca.
Questa raccolta di poesie, curata da Gianluigi Esposito, (ri)dice che solo grazie all’amore di una donna, sua moglie Immacolata, detta Tina, è stata possibile la conversione spirituale di Raffaele Cutolo. Queste poesie raccontano la vita e la solitudine di un uomo che non ha mai voluto sconti di pena, che da detto «il crimine non paga» e ha deciso di mettere al mondo, con sua moglie Immacolata Iacone, una figlia che oggi è la loro unica ragione di vita.