Si blocca l’iter per l’entrata in vigore della riforma per il taglio dei parlamentari. Sono state raggiunte le 64 firme necessarie in Senato, un quinto del totale, per indire un referendum confermativo. «È una buona notizia, perché l’ultima parola spetterà ai cittadini e potremo finalmente aprire una discussione pubblica sul tema» ha dichiarato Tommaso Nannicini, il senatore del Pd che ha promosso la raccolta firme insieme a Andrea Cangini e Nazario Pagano di Forza Italia. Nannicini ha poi aggiunto: «I mesi che abbiamo davanti saranno utili per capire se arriveranno a una buona legge elettorale e quei correttivi costituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. Dobbiamo dare un senso al taglio lineare della rappresentanza politica».
Al Senato abbiamo appena raccolto la 64esima firma per indire un referendum sul taglio dei parlamentari. Così capiremo se arriveranno una buona legge elettorale e i correttivi istituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. E l’ultima parola spetterà ai cittadini
— Tommaso Nannicini (@TNannicini) December 18, 2019
La riforma approvata a ottobre
La riforma sul taglio dei parlamentari, fortemente voluta dal Movimento 5 stelle, era stata approvata quasi all’unanimità alla Camera lo scorso 8 ottobre. Avevano votato a favore tutte le forze di maggioranza e quelle di opposizione. La riforma Fraccaro, che prende il nome dal sottosegratario pentastellato alla presidenza del Consiglio, poneva l’obiettivo di ridurre il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, con una riduzione drastica anche ai seggi di deputati e senatori eletti all’estero.
Dopo anni di promesse mai mantenute dalla vecchia politica il MoVimento 5 Stelle è riuscito ad approvare una storica legge, il taglio dei parlamentari, che consentirà di risparmiare 500 milioni a legislatura. Abbiamo chiesto ai cittadini cosa ne pensano, ascolta le loro risposte! pic.twitter.com/l2pPbq9HZb
— Movimento 5 Stelle (@Mov5Stelle) November 9, 2019
Le parole di Federico D’Incà, Ministro dei Rapporti con il Parlamento
Le prime reazioni alla raccolta firme in Senato sono arrivate da esponenti del Movimento. Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha dichiarato che l’eventuale referendum non è un rischio per la durata della legislatura: «Continueremo a lavorare come governo e maggioranza per raggiungere risultati come l’approvazione del decreto Scuola al Senato e la chiusura della Manovra alla Camera. Non vedo nessun problema all’orizzonte».
La raccolta firme per il referendum sul #TagliaParlamentari pare abbia raggiunto il numero necessario. Ben venga la consultazione dei cittadini perchè sono sicuro che il Paese sarà dalla parte del @Mov5Stelle e della maggioranza che ha voluto e sostenuto questa legge
— Federico D'Incà (@FedericoDinca) December 18, 2019
Le reazioni dell’opposizione da Salvini alla Meloni.
Intervenuto a Radio Radicale il leader della Lega Matteo Salvini si è detto d’accordo sul referendum: «Ho votato quella riforma, ma quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore».
Anche Giorgia Meloni ha espresso il suo pensiero sottolineando come Fratelli d’Italia da anni spinga per il taglio dei parlamentari: «Il nostro contributo è stato decisivo per approvare questa riforma. Manterremo la nostra coerenza anche in caso di referendum confermativo e annunciamo sin da ora che chiederemo agli italiani di andare alle urne e votare sì».
Riforme, in caso di referendum confermativo FdI chiederà agli italiani di votare sì https://t.co/yCFMymWV9y pic.twitter.com/dt7lyNz88A
— Fratelli d'Italia 🇮🇹 (@FratellidItaIia) December 18, 2019
La conferenza stampa alla Camera
Alle 17.30 la Fondazione Einaudi ha organizzato alla Camera una conferenza stampa. A partecipare,oltre ai parlamentari Cangini, Pagano e Nannicini, anche il vice-presidente della fondazione, Davide Giacalone.
Quest’ultimo ha aperto la conferenza spiegando come un Parlamento democratico può funzionare bene anche con parlamentari che rappresentino un numero più alto di cittadini: «Che un Parlamento funzioni meglio o peggio in base al numero di rappresentati al suo interno è un assunto di fede demagogica privo di riscontro nella realtà. Nessuno è mai riuscito a sostenere una cosa simile». Nel corso del suo intervento, Giacalone ha voluto sottolineare come al momento della votazione in Senato la riforma non raggiunse i due terzi di approvazione mentre alla Camera, alla quarta lettura il taglio fu votato quasi all’unanimità: «É prudente e saggio chiedere opinione agli elettori».
In passato già altre due volte erano stati indetti referendum per votare il taglio dei parlamentari, ed entrambe le volte la riforma era stata bocciata dagli italiani, seppure in momenti e contesti diversi. Concludendo, Giacalone ha posto l’attenzione sul legame tra questo referendum e la durata della legislatura. C’è chi sostiene infatti che far entrare subito in vigore la riforma avrebbe favorito la stabilità della legislatura. Con meno parlamentari da eleggere infatti la voglia di andare alle elezioni sarebbe calata. D’altro canto votare subito potrebbe favorire la possibilità di eleggere più deputati e senatori, in quanto non ci sarebbe il tempo fisico di approvare la legge prima delle elezioni e si manterrebbe l’organigramma previsto ora per la Camera e il Senato.
Subito dopo è interventuo Nazario Pagano, senatore eletto con Forza Italia, il quale ha ribadito la critica alla riduzione drastica dei parlamentari. Pagano, capogruppo in commissione Affari Istituzionali, ha dichiarato che la riforma interverrebbe in maniera «devastante» sul Parlamento con conseguenze poco chiare e definite: «Penso sia un danno per il paese e la rappresentanza del popolo italiano. Il potere legislativo perderebbe il peso rispetto a quello esecutivo».A fargli eco Andrea Cangini, anche lui senatore di Forza Italia: «Il tema è difendere la politica e la rappresentanza della democrazia, non la poltrona. Con la riforma si allontano ulteriormente i territori dal parlamento. Le regioni più piccole non esprimeranno nemmeno un parlamentare di opposizione e anche le province non saranno rappresentate. È sconcertante, i danni sono oggettivi. Sarebbe stato naturale fare un dibattito in Parlamento». La conferenza si è conclusa con l’intervento di Nannicini. Presente anche il deputato Riccardo Magi, uno dei 14 che si erano opposti alla riforma alla Camera.