È stato rinviato al prossimo 30 marzo il processo nei confronti di otto attivisti del gruppo Extenction Rebellion, accusati di manifestazione non autorizzata di cui tre anche per il reato di imbrattamento.
La seduta di oggi, 24 gennaio, è stato un momento di confronto procedurale tra i legali e i magistrati al Tribunale di Milano. I fatti contestati risalgono all’ottobre 2021 quando, durante la PreCOP ospitata da Milano, il movimento ambientalista ha organizzato presidi e proteste all’entrata del MiCo, il centro congressi che ospitava i negoziati sul clima in zona Fiera. L’azione era stata rivendicata per mostrare l’inadeguatezza e l’insufficienza delle misure di contenimento delle emissioni adottate fino a quel momento.
Davide Nensi: «Continueremo a manifestare il nostro dissenso»
«L’unica cosa che ci muove come persone è l’amore per la cittadinanza e per le persone di questo pianeta», ha dichiarato il ventitreenne Davide Nensi, uno degli imputati. «Non abbiamo causato problemi di pubblica sicurezza o altre cose di questo tipo, abbiamo semplicemente manifestato il nostro dissenso, stando lì per giorni» ha aggiunto.
Fuori dal Tribunale c’è stato un presidio di solidarietà a cui ha partecipato anche Simone Ficicchia, esponente di Ultima Generazione, per il quale è stata respinta l’applicazione del regime di sorveglianza speciale richiesta dalla Questura di Pavia nei giorni scorsi. «Siamo indignati per una repressione così vicina» – ha aggiunto Davide «non solo per Simone, ma anche per tutte le altre persone».
Giovani, ma anche adulti
La crisi climatica, dunque, entra in tribunale. Per Sara, attivista del gruppo milanese di Extinction Rebellion, è un passo decisivo: «Le nostre azioni non sono indifferenti, hanno un impatto e in questo modo riusciamo a parlare di quello che sta succedendo». Un passo avanti che non basta. «È l’ultima soluzione che abbiamo. Nel corso di questi anni si sono fatte tante manifestazioni e petizioni, ma è cambiato poco in tempi molto lunghi».
Al centro del dibattito, però, ci sono le modalità con cui queste azioni vengono portate avanti, che spesso offuscano i motivi reali di questa resistenza. «I metodi sono discutibili, ma proprio per il fatto che lo siano se ne parla e si crea una risonanza mediatica enorme. Sicuramente non sono l’unica soluzione» ha raccontato Sara.
Non sono solo giovani, ma anche adulti. «Nel gruppo di Milano c’è un uomo che ha una figlia di sette anni. Proprio lei è il motivo per cui è entrato all’interno del movimento, per fare in modo che abbia un futuro», ha concluso Sara.