La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha firmato il decreto ministeriale che fissa al 20 maggio la prima prova per l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense.
Dal ministero sono anche arrivati i nomi dei 1.500 membri che comporranno le sottocommissioni esaminatrici. La squadra sarà composta da avvocati, docenti universitari e magistrati che dovranno valutare la preparazione dei praticanti avvocati.
La Ministra della Giustizia ha poi espresso soddisfazione per aver mantenuto l’impegno preso con tutta la categoria dei praticanti avvocati. ‹‹Questo obiettivo è stato raggiunto con un grande sforzo organizzativo del Ministero, dell’avvocatura, della magistratura e del mondo accademico – ha sottolineato la Cartabia. – Il traguardo è stato possibile soprattutto grazie a tutte le forze politiche, che hanno dato prova di saper trovare punti di convergenza, nell’interesse dei giovani, in questo momento così complesso di pandemia››.
Finalmente una data certa
Dunque, dopo sedici mesi passati in attesa di conoscere il proprio futuro, gli aspiranti avvocati possono fissare sul calendario l’appuntamento entro il quale farsi trovare pronti. Infatti, l’ultima sessione utile per accedere alla professione era stata quella del dicembre 2019. Dopo di allora una serie di rinvii aveva lasciato nell’incertezza circa 26mila praticanti avvocati.
Nuove modalità
Il 13 marzo scorso, con un primo decreto legge, la guardasigilli era intervenuta per chiarire le nuove modalità della prova, condizionate dall’emergenza pandemica. Non si tratterà più di tre scritti e un orale, ma bensì di due orali. Il primo, lungo un’ora, sarà incentrato su un caso pratico da analizzare e discutere davanti alla commissione. Il secondo, da sostenere dopo un mese, verterà su sei materie giuridiche.
In attesa di una riforma
Giunti al 14 aprile, dunque, si conosce anche la data certa dell’inizio delle prove. Alcune perplessità tuttavia restano. L’Associazione Italiana Praticanti Avvocati ha ribadito più volte la necessità di una riforma strutturale per un esame che definisce ‹‹anacronistico››, in quanto slegato dalla realtà professionale in cui si ricerca sempre maggiore specializzazione, e ‹‹discriminatorio››, in quanto penalizzante rispetto ai colleghi europei. In paesi come Spagna e Danimarca, infatti, chi aspira alla professione forense deve affrontare una procedura più snella e meno selettiva.