Due milioni di famiglie in Italia vivono in povertà assoluta, pari al 7,7% dei nuclei familiari. Stiamo parlando di 5,6 milioni di individui, il 9,4% della popolazione. A rilevarlo è il 55esimo Rapporto del Censis, che sottolinea come nel 2010 le famiglie in questa condizione fossero 980 mila. In dieci anni abbiamo assistito ad una crescita del 104,8%.
L’aumento della povertà è distribuita su tutto il territorio nazionale, anche se si registrano i risultati peggiori nel Nord Italia, con una crescita del 131,4%. Soffre anche il Sud, con un +93,8%, mentre nelle regioni centrali del Paese si registra il tasso di crescita di povertà assoluta più “basso”, il +67,6%.
Aumentano disturbi mentali e insicurezze
Il rapporto, inoltre, evidenzia come la pandemia abbia accentuato il senso di vulnerabilità tra i cittadini: oltre il 40% degli italiani si sente insicuro riguardo il tema della salute e dimostra preoccupazione rispetto ad una futura necessità di dover ricorrere a prestazioni sanitarie. Il 33,9% è preoccupato per un’eventuale non autosufficienza e il 27,4% teme disoccupazione e difficoltà reddituali.
Aumentano anche i disturbi mentali tra i giovani. Nel rapporto si legge che «dal punto di vista psicologico, il prolungato periodo di pandemia ha provocato effetti collaterali non indifferenti sui giovani studenti». L’81% dei 572 dirigenti scolastici di scuola secondaria di secondo grado intervistati segnala, infatti, che «tra gli studenti sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale».
Un’emergenza continua, da dieci anni
Dati, quelli sui disturbi mentali tra i giovani, che si relazionano direttamente con un altro valore rilevato dal rapporto Censis, quello sulla precarietà: per l’istituto di ricerca socio-economica il 36,4% degli italiani versano in condizioni di precarietà, percentuale che si alza ulteriormente tra le donne, raggiungendo il 42,3%.
Il continuo intrecciarsi di crisi ed emergenze vissute dalla popolazione nell’ultimo decennio sta comportando dei mutamenti sensibili e profondi nella società italiana. Il Covid ha accentuato le disuguaglianze sociali, ma è difficile ricondurre un dato così importante esclusivamente alla pandemia. Il processo era già in atto. Fin dal crack finanziario del 2008, passando per la crisi del debito sovrano, che nei primi anni Dieci ha condizionato le manovre economiche del Paese, le condizioni di vita per le classi meno abbienti sono progressivamente andate peggiorando.