È un anno da incorniciare per il Politecnico di Milano, che entra di diritto nella top 8 per cento delle università mondiali. Segnando – fino a oggi – un unicum nella storia degli atenei italiani. Questo è quanto emerge dall’annuale QS World University Rankings, che vede il Mit di Boston al primo posto per il tredicesimo anno consecutivo.
Non solo Poli
La posizione in classifica, 111esima su oltre 1500 università. L’ingresso nell’Olimpo dell’istruzione accademica, certificato con bollino globale. Il PoliMi tocca la vetta più alta di una scalata ultradecennale, che ha visto l’ateneo milanese scalare 133 posizioni nello spazio di 13 anni.
L’eccellenza era stata già attestata qualche mese fa dalla stessa QS, che aveva inserito il Politecnico tra i primi dieci al mondo in Architettura, Design e Ingegneria meccanica e aeronautica. Ma il tricolore non è tenuto alto solo dalla Madonnina. Anche La Sapienza di Roma e l’Alma Mater di Bologna – rispettivamente 132esima e 1333esima – non smettono di crescere. Da segnalare soprattutto l’exploit dell’università emiliana, che ha guadagnato ben 21 posizioni rispetto all’anno passato. A fare da traino per le italiane è la reputazione, dove il trittico si piazza tra il 69esimo (Alma Mater) e il 90esimo posto (PoliMi).
Il lato negativo
Ma c’è sempre l’altra faccia della medaglia. Perché se Milano, Roma e Bologna si sono prese la gloria, ai piedi del podio la situazione non è tra le più rosee. La quarta forza universitaria dello Stivale è l’Università di Padova (236esima), che però ha ceduto diciassette posizioni. Peggiora anche la Statale di Milano (285esima, -9 rispetto al 2023). Su 42 atenei del nostro Paese, sono solo quindici quelli che migliorano il loro punteggio. E sei quelli che si sono guadagnati la top-300.
Evidente in questo una carenza sistemica al “terzo” livello di istruzione. Per investimenti statali, se si pensa che il Regno Unito spende il doppio di noi in rapporto al Pil. Ma anche per appeal, visti i dati infimi riguardo all’internazionalizzazione e all’attrattiva delle aule italiane per studenti e docenti esteri. Pochi corsi in inglese (ma si sta lavorando per questo a livello di lauree specialistiche), elevati costi delle rette, stipendi bassi e pochi danari messi a disposizione per la ricerca.
Il meglio del meglio
Il ranking universitario è da anni dominato dal Massachusetts Institute of Technology di Boston. Tredici anni incontrastati, con un punteggio massimo di 100 su 100. Al secondo posto Oxford è scalzata da un’altra inglese, l’Imperial College di Londra. Giù Harvard e Cambridge, quarta e quinta. Per tornare in Europa, dopo una tappa a stelle e strisce in quel di Stanford, bisogna attendere l’ETH di Zurigo.
A chiudere le prime dieci posizioni ci pensano la National University of Singapore (unica asiatica tra le migliori 10), la University College London e Caltech.