Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, recita il rito contro la sfortuna. Fin dall’antichità gli esseri umani hanno cercato rimedi per difendersi dalla paura irrazionale per certi avvenimenti, per esempio evitando di passare sotto le scale o non attraversando la strada dopo un gatto nero. Venerdì 17, come sanno gli scaramantici, è una giornata che sembra attirare la negatività, ma perché porta male?
Le origini dell’eptacaidecafobia
Esiste una vera e propria paura per quel numero: l’ eptacaidecafobia, che trova le sue origini nell’antica Roma. La cifra alla maniera dei centurioni si scrive XVII, ma il suo anagramma forma la parola VIXI (vissi), utilizzato per dire “sono morto”. Come per il 13, esistono dei legami con la cultura pagana, infatti il 17 dicembre e il 17 febbraio corrispondevano in quell’epoca all’inizio della Saturnalia e della Quirinalia, poi cancellate con l’avvento del cristianesimo. La sorte legata al numero è stata ripresa anche dalla smorfia napoletana, in cui rappresenta “a disgrazia”.
Nella Bibbia si racconta che il Diluvio universale avvenne il giorno 17 del secondo mese. Per quanto riguarda il venerdì, il riferimento è sempre al giorno della crocifissione di Gesù nella tradizione cattolica.
Anche nel mondo della matematica il 17 non fa sconti a nessuno. Nell’antica Grecia , il numero era disprezzato dai seguaci di Pitagora poiché era compreso tra 16 e 18, ovvero rappresentazioni perfette rispettivamente dei quadrilateri 4×4 e 3×6.
La giornata anti-superstizione del CICAP
Se molti passano la giornata in allerta, timorosi di eventuali sventure, altri combattono la superstizione di venerdì 17. Il CICAP, un’organizzazione educativa che promuove indagini scientifiche per spiegare il paranormale, ha deciso di organizzare una “Giornata Anti-superstizione”. I gruppi locali del CICAP organizzano in varie città d’Italia eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti e dimostrazioni “pratiche” per esorcizzare la paura.
«Caratteristica di molti appuntamenti è proprio il fatto che, per accedervi, è necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passa, per esempio, sotto una scala aperta, si rompe uno specchio, si versa a terra del sale, si fa in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si apre un ombrello al chiuso e così via». Così Marta Annunziata, coordinatrice dei gruppi locali del CICAP, ha spiegato il fine dell’iniziativa. Per i più coraggiosi c’è inoltre la possibilità di portare a termine alcune prove per ricevere un diploma di Anti-Superstiziosi.