“La partita con papà” ricomincerà dal 1° dicembre ad animare le carceri italiane. Per il quarto anno consecutivo, l’iniziativa tutta italiana della onlus Bambinisenzasbarre organizza partite di calcio tra i padri detenuti e i loro figli. L’obiettivo è quello di cercare di mantenere i rapporti parentali anche se i genitori si trovano nei penitenziari. E allora quale occasione migliore per passare del tempo con il proprio papà se non correndo dietro ad un pallone?
“La partita con papà” non è solo un simbolo della possibilità per i bambini di trascorrere un giorno con i propri genitori. Rappresenta anche l’occasione per promuovere sensibilità su un tema delicato come quello dell’inclusione sociale e delle pari opportunità per tutti i piccoli. Si tratta di una campagna utile a superare i pregiudizi di cui spesso sono vittime questi bambini, che vivono con un segreto per non essere giudicati e quindi esclusi. In Italia, sono 100 mila i bambini che hanno un genitore in carcere e che, per questo motivo, vengono spesso emarginati.
«Il calcio fa parte della nostra cultura e quello di poter giocare una partita è uno dei desideri che bambini e papà esprimono più spesso» ha dichiarato Lia Sacerdote, presidente di Bambinisenzasbarre. «La separazione dai genitori è formativa, fa parte di un percorso autonomo di crescita ma quando c’è un genitore in carcere ciò non avviene».
“La partita con papà” è un progetto nato nel 2015 con 12 istituti, 500 bambini e 250 padri detenuti. Verranno giocate 58 partite in altrettante carceri e città di ben sedici regioni, coinvolgendo 2.900 bambini e 1.400 reclusi. Da quest’anno, in uno degli istituti parteciperà anche una squadra composta da bambine. Inoltre, sempre a partire da questa edizione, è stata creata la “tessera del tifoso”, che servirà per raccogliere fondi che contribuiranno alla realizzazione di partite su tutto il territorio nazionale.