Sono state emanate all’alba del 14 febbraio le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Casamonica – attualmente sottoposto al 41-bis – e dell’avvocato del Foro di Roma Lucia Gargano. Le ordinanze sono state emesse dal G.I.P. su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della capitale, a seguito della ricostruzione della «pax mafiosa» tra i clan di Ostia.
Gli indagati sono entrambi accusati di «concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso», racchiuse all’interno dell’operazione «Tom Hagen». Il caso in questione riguarderebbe quanto avvenuto nel dicembre del 2017 tra gli esponenti dei clan della capitale. Al tempo ci sarebbe stato un incontro tra Salvatore Casamonica, rappresentante della famiglia Spada, Fabrizio Piscitelli – conosciuto come Diabolik, capo ultrà della Lazio, morto lo scorso 7 agosto nel parco degli Acquedotti a Roma – presentatosi a nome di Marco Esposito, e l’avvocatessa Gargano. L’obiettivo dell’incontro era quello di raggiungere una pace tra le famiglie che in quel periodo sognavano il controllo di Ostia.
A condurre l’inchiesta è stato il pubblico ministero Giovanni Musarò, coordinata dal procuratore reggente Michele Prestipino. Da quanto risulta Casamonica, Piscitelli e Gargano «contribuivano concretamente, pur senza farne parte, alla conservazione e al consolidamento della capacità operativa dell’associazione mafiosa denominata clan Spada, operante sul territorio di Ostia».
DA SUBURRA ALLA REALTÀ: OSTIA TERRITORIO DI MAFIA
Dalla serie Netflix «Suburra» alla realtà, non è la prima volta che Ostia viene associata al mondo della criminalità organizzata. Era il 2017, il potere della città romana non era più nelle mani della famiglia Spada, il clan di origine Sinti che dagli anni ’50 avrebbe controllato il Municipio X di Roma. Ottavio Spada – detto Marco – e Roberto Spada (conosciuto per aver tirato una testata al giornalista di Rai 2 Daniele Piervincenzi durante la trasmissione «Nemo») erano stati arrestati, mentre Carmine Spada – detto Romoletto – si trovava in obbligo di dimora, e per di più vittima di due tentati omicidi.
Tra quelli che spingevano di più per il potere spiccava Marco Esposito, detto Barboncino, che nel giro di tre giorni attuò tre diversi gesti intimidatori ai danni dei suoi rivali. Primo fra tutti la gambizzazione di Alessandro Bruno e Alessio Ferreri (fratello del cognato di Ottavio Spada), poi gli spari alla vetrina del bar di Roberto Spada e infine la sparatoria contro la casa di Silvano Spada.
LA RICERCA DELLA PACE MAFIOSA
Era chiaro però che una guerra tra clan non tornava utile a nessuno. Salvatore Casamonica e Fabrizio Piscitelli decisero così di incontrarsi per scrivere una lettera indirizzata a Ottavio Spada. «Ti ripeto Fabrì, sappi che io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti» dichiarò Salvatore Casamonica durante l’incontro.
Qui entrò in gioco l’avvocatessa, accusata di aver fatto da intermediario nella vicenda facendo recapitare la lettera in carcere al boss di Ostia. Tra dicembre 2017 e febbraio 2018, la donna sarebbe tornata in carcere altre cinque volte per parlare direttamente con Spada.