Aumenta il cannibalismo tra gli orsi polari a causa dei cambiamenti climatici. Mentre il mondo sta concentrando tutte le sue energie nella risoluzione del Coronavirus, il riscaldamento globale continua inarrestabile nella sua ascesa. Secondo il Wwf, che ha lanciato l’allarme durante l’international polar bear day, che si svolge il 27 febbraio, entro il 2050 ci saranno il 30% in meno di orsi polari.
Il cannibalismo è tipico di questa specie, ma nell’ultimo periodo lo scioglimento dei ghiacciai ha ridotto le zone di caccia. «Di solito – ha detto il ricercatore dell’Istituto Severtsov di Ecologia ed evoluzione Ilya Mordvintsev – tra gli orsi polari il cannibalismo avviene quando un esemplare maschio malnutrito attacca una femmina per mangiare i cuccioli. L’aumento delle temperature nell’Artico e lo scioglimento dei giacchi hanno anche costretto gli orsi a spingersi verso Sud alla ricerca di cibo, anche arrivando ai centri abitati».
Uno studio recente, pubblicato su Ecological Applications, ha mostrato inoltre come il tasso di riproduttività tra gli orsi sia diminuito e come la fame li stia distruggendo.
Più tempo sulle rive in attesa di cacciare significa perdita di massa corporea, che è fondamentale per sopravvivere con le temperature sotto lo zero.
«La riduzione della specie avverrà nel giro di pochi anni, se la fusione dei ghiacci polari causata dal riscaldamento globale proseguirà di questo passo. Il re dell’Artico – spiega il Wwf che al Polo Nord porta avanti il progetto di conservazione “Last ice area” – è già classificato tra le specie vulnerabili nelle liste rosse dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) e i cambiamenti climatici provocati dalle attività umane stanno rendendo sempre più fragile il suo habitat e la sopravvivenza. Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per potersi muovere e andare in cerca di cibo».
In Antartide quest’anno le temperature hanno superato i 20 gradi e lo scioglimento dei ghiacciai sembrerebbe essere causato anche dalla fioritura di un’alga. Questa, secondo alcuni ricercatori ucraini presenti a Vernadsky sull’isola di Galindez, avrebbe causato la spettacolare ‘neve rossa’. Il fenomeno, osservabile nelle regioni polari quando il ghiaccio di scioglie, è causato dall’emergere in superficie di spore che danno il via alla colorazione della neve. Questa tinta particolare permette un maggiore assorbimento del calore, una minore capacità di riflettere la luce solare e un aumento della perdita di acqua delle formazioni glaciali.