Omicidio Custra: estinta la pena del brigatista Ventura

Si è estinta il 22 novembre 2024, la pena di Raffaele Ventura, ex brigatista rosso. Arrestato in Francia nel 2021, la magistratura transalpina non aveva concesso l’estradizione, concedendogli rifugio politico in nome della “dottrina Mitterrand”. Ventura era comunque colpevole secondo la giustizia italiana, ma la Corte d’Appello di Milano ha dichiarato caduta in prescrizione la sua pena, permettendogli di tornare in Italia.

Chi è Ventura

Raffaele Ventura, 75 anni, è un ex militante delle Formazioni Comuniste Combattenti. Partecipò a uno di quei momenti degli anni di piombo immortalati da foto che divennero storiche: un manifestante che spara a gambe larghe impugnando a due mani la pistola, tre studenti con i fazzoletti sul volto e le armi in vista. Era il 14 maggio 1977 e i militanti scesero in strada in Via De Amicis a Milano. Ventura era lì insieme a Marco Barbone, che poi avrebbe ucciso il giornalista Walter Tobagi. Ci fu uno scontro a fuoco e un proiettile colpì il brigadiere 25enne Antonio Custra.

Anni di piombo – foto storica
Le accuse e l’arresto

Nel 1996 la Corte d’Assise d’Appello di Milano dichiarò Ventura colpevole per omicidio e altri reati. Ad inchiodarlo proprio Barbone e un altro pentito, Enrico Pasino Gatti. Fu arrestato nel 2021 in Francia, nell’operazione “Ombre Rosse” coordinata dalle autorità italiane con la collaborazione di quelle francesi.  Oltre a lui, altri 9 latitanti italiani. La Corte d’Appello di Parigi negò però l’estradizione in nome della “dottrina Mitterrand”, secondo cui la Francia avrebbe offerto rifugio politico a Ventura e altri terroristi.

L’estinzione della pena

Così il 22 novembre 2024 la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha dichiarato estinta la pena di 14 anni inflitta a Ventura nel ’96 per l’omicidio del carabiniere Antonio Custra, su richiesta del legale Davide Steccanella e nel rispetto dell’articolo 172 del codice penale. Secondo la legge italiana infatti, la condanna è da considerarsi estinta “col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta”. Essendo dunque trascorsi dalla sentenza 28 anni, ovvero il doppio, questa decade. A Ventura sarebbe quindi concesso di rientrare in Italia, pur non avendo scontato neanche un giorno di carcere grazie all’asilo politico concessogli dal governo francese.

 

A cura di

Chiara Balzarini

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