A un mese dall’inizio delle Olimpiadi di Parigi va in scena la battaglia dei condizionatori. Mentre il mondo assiste a un’ondata di caldo estremo – dagli Stati Uniti bollenti alla Mecca dove sono morti oltre 1300 pellegrini – una preoccupazione simile sta crescendo tra le delegazioni che si preparano per i Giochi. Con l’inizio delle competizioni previsto per il 26 luglio, la tensione sale anche e soprattutto per le condizioni di vita nel Villaggio Olimpico. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha infatti deciso di escludere i condizionatori dagli alloggi degli atleti, puntando su una versione ecologicamente sostenibile dell’evento.
Le Olimpiadi più green di sempre
Questa scelta green, che riflette l’ambizione di Hidalgo di organizzare «le Olimpiadi più verdi di sempre», prevede che gli alloggi siano privi di aria condizionata ma dotati di un sistema di raffreddamento geotermico che, secondo quanto riportato, abbassa le temperature interne di almeno sei gradi rispetto all’esterno. Molte delegazioni internazionali però esprimono preoccupazioni, ritenendo questa soluzione insufficiente per garantire il comfort necessario agli atleti.
«Il raffreddamento a terra non basta»
Gli sportivi statunitensi hanno già annunciato che porteranno i condizionatori portatili da casa. Un’opzione non vietata ma solo sconsigliata dall’organizzazione di Parigi 2024. E anche Australia, Canada, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Norvegia e Regno Unito – come scrive il Washington Post – starebbero provvedendo a soluzioni autonome per garantire ai propri atleti la disponibilità dell’aria condizionata negli alloggi.
Le proteste per i costi
La maggior parte degli agonisti dovrebbe noleggiare in loco i sistemi di refrigerazione, che si presume avranno dei costi notevoli. Tant’è che qualcuno parla di discriminazione nei confronti di chi proviene dai Paesi africani, in cui le delegazioni non potrebbero affrontare la spesa simile. Dal canto suo, la sindaca Hidalgo ha espresso dispiacere per la scelta delle delegazioni di non rinunciare all’aria condizionata, sostenendo di avere «molto rispetto per il comfort degli atleti», ma di avere più a cuore «la sopravvivenza dell’intera umanità».