Un attentato contro due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, durante la preghiera del venerdì. «Sentivo le urla strazianti dei tanti colpiti a morte. I killer hanno ucciso alla mia destra e alla mia sinistra. Poi si sono spostati nella stanza dove pregavano le donne e sono arrivate altre urla che non posso dimenticare» racconta uno dei sopravvissuti della strage della moschea di Al Noor.
I killer sono quattro persone guidate da un ventottenne australiano, Brenton Tarrant che sostiene di essersi ispirato alla strage di Utoya del 2011, in Norvegia. «Voglio uccidere gli stranieri invasori», ha detto.
Gli attacchi sono avvenuti intorno alle 13:40, ora locale. Il bilancio delle vittime è di almeno quarantanove morti. Il primo allarme è arrivato dalla moschea di Al Noor, dove c’erano circa 300 persone in preghiera. Poco dopo, il secondo assalto alla moschea di Masjid, nel sobborgo di Linwood. La dinamica del secondo attacco, però, non è ancora chiara. A sparare sarebbe stato un gruppo formato da tre uomini e una donna, fermata poi successivamente dalla polizia. Si teme che ci siano altri complici, parte di una rete molto più larga.
Cancellata per ragioni di sicurezza anche la manifestazione per il clima degli studenti. Tra gli scampati, anche gli atleti della nazionale di cricket del Bangladesh, che stavano aspettando dei compagni di squadra in ritardo proprio per recarsi alla preghiera in una delle moschee sotto attacco. Matrice dell’attacco sarebbe il razzismo anti islamico. Poco prima della strage, era apparso sui social un manifesto di 87 pagine contro l’immigrazione e l’islam, poi cancellato.
Sulle armi degli attentatori, i nomi assassini che hanno agito contro gli stranieri. Tra questi, anche il nome dell’italiano Luca Traini, che nel 2018 aveva tentato una strage a Macerata, ferendo sei persone. Il live della strage è stato trasmesso su Facebook, ma è stato subito ritirato dalla rete. Per ragioni di sicurezza, nel frattempo, tutte le moschee del Paese sono state chiuse. Evacuate anche molte scuole.