Nuova vita in Italia per Mustafa e Munzir, simboli delle atrocità in Siria

Erano stati il simbolo della guerra in Siria, ma anche l’emblema della forza, della speranza, della gioia nonostante tutte le difficoltà che la vita presenta. Munzir e suo figlio di 5 anni Mustafa arriveranno in Italia per le cure al Centro protesi Vigorso di Budrio (Bologna), e per iniziare una vita più serena a Siena.

Il concorso fotografico

Ad annunciarlo, il concorso “Siena International Photo Award” che ha premiato come vincitore assoluto la foto che li ritraeva intitolata “Hardship of life”, scattata dal fotografo turco Mehmet Aslan. Grazie a quello scatto che ha fatto il giro del mondo, l’attenzione delle persone si è posata su di loro e sulla loro tragedia: ora da quella foto può cambiare la loro vita e ne può nascere una storia a lieto fine.

Mustafa sulle spalle del padre Munzir

Saranno ospitati in una casa messa a disposizione dalla Caritas diocesana che, insieme all’arcidiocesi Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, ha organizzato l’ospitalità: a padre e figlio accompagnati dalla madre e dalle due sorelline verranno forniti anche vitto, alloggio e «pocket money», sussidio previsto per i rifugiati. Riceveranno anche il supporto di un mediatore linguistico per la traduzione e comunicazione. «L’intera famiglia dovrà seguire la quarantena prevista dalle vigenti leggi italiane», fa sapere l’arcidiocesi.

Il piccolo ha bisogno di protesi elettroniche che al momento non sono ancora disponibili in Turchia, ma che gli verranno fornite, insieme a specifiche terapie, in Italia, pronta ad accogliere a braccia aperte Mustafa e la sua famiglia, partiti con un volo Istanbul-Roma Ciampino. Di questa vicenda si sono interessati Viminale, Farnesina e Alto commissariato Onu per i rifugiati, che hanno collaborato per riuscire a portarli in Italia: è stato concesso loro il permesso di soggiorno per accoglienza umanitaria.

La storia di Mustafa

La famiglia al-Nazzal è scappata dalla Siria, devastata dal dramma della guerra dal 2011, per rifugiarsi nella vicina Turchia meridionale.

Il padre Munzir ha perso una gamba, rimanendo gravemente ferito a causa di una bomba sganciata dagli aerei del regime di Assad nel 2016. Nell’occasione la moglie Zeynep, incinta, è rimasta intossicata da gas nervino e per colpa dei medicinali che ha dovuto prendere, ha danneggiato irrimediabilmente il feto: il piccolo Mustafa nasce infatti affetto di tetra amelia, cioè privo di gambe e braccia.

Bombe esplodono su Aleppo
La foto e la raccolta fondi

«Speriamo che questa foto svegli le coscienze dei leader mondiali, di non trovarci di fronte all’ennesima prova di indignazione a intermittenza. Il dramma nel dramma sono i bambini con gravi disabilità, che rappresentano la parte più debole nei conflitti – ha affermato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia -. Ma in quell’immagine c’è anche un inno alla vita, un sorriso che spunta nonostante il dolore». La struggente immagine di forte impatto emotivo evidenziava lo sguardo complice tra padre e figlio, il sorriso di un bambino nonostante la disabilità. Un frammento in cui esistevano solo loro, distaccati dal sangue e dalle bombe che esplodevano a pochi passi.

«La potenza comunicativa di quella foto si è trasformata in un reale sostegno alla famiglia grazie alla raccolta fondi che abbiamo lanciato, alla quale hanno aderito tante persone», ha annunciato Luca Venturi, fondatore e direttore artistico del premio fotografico “Siena International Photo Award”. Il concorso infatti, aveva lanciato una raccolta fondi online sulla piattaforma Gofundme su scala globale, per aiutare questa famiglia e altre vittime tra i civili colpiti dal conflitto siriano. La raccolta fondi, che sostiene anche un programma di riabilitazione per persone che hanno subito amputazioni, ha registrato grande mobilitazione e partecipazione, arrivando a raccogliere 100mila euro: una manifestazione di generosità e solidarietà notevole.

 

Articolo a cura di Giulia Zamponi

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