Giovedì 2 giugno migliaia di persone – 10mila secondo gli organizzatori, 3mila per la questura – hanno manifestato a Coltano, in provincia di Pisa, per protestare contro la costruzione di una nuova base militare. Stando ai progetti del governo, la base dovrebbe sorgere all’interno dell’area protetta del Parco di San Rossore.
La manifestazione
I manifestanti sono arrivati a Coltano da tutta Italia per dare voce allo slogan «No alle armi, né a Coltano né altrove». A promuovere l’iniziativa sono stati il Movimento No Base e il Comitato per la difesa di Coltano.
La scelta di Coltano, 400 abitanti, come punto di partenza del corteo non è casuale: il borgo infatti era stato scelto come luogo adatto per costruire la base militare. Tuttavia, la forte opposizione degli enti locali ha spinto il governo a cercare soluzioni alternative. Anche se i manifestanti rimangono contrari a qualunque tipo di costruzione militare sul territorio.
Hanno partecipato alla protesta le realtà più disparate: gli agricoltori dell’area, preoccupati di perdere la gestione dei terreni, ma anche i comitati per la salvaguardia delle Apuane, la Rete italiana pace e disarmo, il movimento femminista Nonunadimeno, il sindacalismo di base, l’Arci e alcuni operai dell’ex Gkn.
Francuccio Gesualdi, del Centro nuovo modello di sviluppo, ha dichiarato a “il manifesto”: «Ribadiamo il nostro ‘no’ alle spese militari e alla guerra. Già spendiamo ogni anno 25 miliardi per gli armamenti, e ora ci dicono che dovremo arrivare a 38, per fare un favore alla Nato e all’industria bellica. Non ci stiamo. E se ci dicono che le guerre sono inevitabili, noi rispondiamo che invece si possono sempre evitare».
Il progetto della base militare e i punti critici
L’area protetta del Parco di San Rossore è già fortemente militarizzata. Il vicino aeroporto di Pisa infatti è un hub logistico usato per lo spostamenti di armi. E gran parte del territorio tra Pisa e Livorno ospita numerose basi militari, tra le quali spicca quella di Camp Darby, che sorge proprio all’interno dell’area protetta. La base statunitense, inoltre, è collegata direttamente con l’aeroporto di Pisa da una linea ferroviaria per trasportare velocemente gli armamenti.
La nuova base militare doveva sorgere nell’area di Coltano dove si trova un edificio militare dismesso che oggi è fatiscente. Al suo posto si prevedeva di costruire il nuovo quartier generale del reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e del nucleo cinofili dell’Arma.
Secondo quanto riportato da “L’Essenziale”, «il piano prevede una pista di atterraggio per gli elicotteri, due poligoni di tiro, caserme, centri di addestramento, laboratori, magazzini, palestre, piscine, uffici, mensa, infermeria, officine, un autolavaggio e 18 villette a schiera». In totale, i militari dovrebbero strappare 730mila metri quadrati di area protetta, sulla quale si costruiranno 440mila metri cubi di nuovi edifici.
La nuova base militare avrebbe però un impatto ambientale devastante. Secondo gli esperti, infatti, il progetto consumerebbe troppo suolo, distruggendo una “zona agricola di recupero ambientale”.
C’è, infine la questione del finanziamento per la nuova base. I soldi per la sua costruzione dovrebbero provenire infatti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), creato dalla Commissione europea per risollevare l’economia italiana dopo la pandemia. Un paradosso, visto che queste risorse dovrebbero essere destinate alla transizione ecologica.