Mosca sarebbe pronta a spostare le sue armi nucleari non lontano dalle coste americane, evocando così uno scenario che ricorda la crisi dei missili a Cuba del 1962. Lo scrive il New York Times, sottolineando come il presidente russo Vladimir Putin avesse accennato a questa azione già nel corso dell’ultimo anno.
Dopo una settimana di colloqui tra la Russia e gli Stati Uniti, che ha visto al centro del dibattito soprattutto la crisi dell’Ucraina, il Cremlino fa sapere che Mosca e i Paesi Occidentali restano su posizioni totalmente differenti. L’ipotesi di spostare le armi nucleari sulle coste americane sarebbe quindi la reazione dei sovietici, in caso le richieste e le rassicurazioni sull’Ucraina, volute da Putin, non fossero soddisfatte.
LE RICHIESTE DEL CREMLINO E I DISSIDI CON L’OCCIDENTE
Il Cremlino ha chiesto la fine dell’allargamento a Est della Nato – che quindi dovrebbe rinunciare a Kiev –, la cessazione di ogni ulteriore installazione di basi e sistemi d’arma occidentali nei paesi dell’ex Unione Sovietica, l’interruzione dell’assistenza militare all’Ucraina e la messa al bando dei missili a medio raggio in Europa. Quella ucraina è, tuttavia, solo l’ultima tappa di una crisi fra Russia e Occidente le cui origini risalgono alla decisione della Nato di continuare a espandersi verso Oriente dopo la fine della guerra fredda, a partire dal 1999. Tale decisione tradiva la natura non esclusivamente difensiva dell’Alleanza Atlantica e l’espansione della Nato è andata a ledere il principio della “sicurezza indivisibile” in base al quale il contraente di un accordo non può rafforzare la propria sicurezza a spese di quella della controparte. Si tratta di un elemento cardine di ogni intesa di sicurezza paneuropea, a partire dagli accordi di Helsinki del 1975.
Una linea rossa
Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino ha dichiarato, in un’intervista alla CNN, che le tensioni tra la Russia e l’Alleanza atlantica si stanno avvicinando a “una linea rossa” per via dell’appoggio della Nato all’Ucraina. «La Nato non è la colomba della pace, della stabilità e della prosperità ma uno strumento di confronto – ha riconosciuto Peskov – c’è qualche intesa con l’Occidente ma, in generale, possiamo dire che siamo su percorsi totalmente diversi e questo è preoccupante». Mosca, quindi, ha ribadito di non poter tollerare che l’Alleanza Atlantica si stia facendo strada gradualmente in Ucraina.
Inoltre, secondo quanto rivela il New York Times, Putin aveva avvertito nel corso dell’ultimo anno che nel caso in cui venisse superata questa “linea rossa” da parte dell’Occidente, la risposta sarebbe stata inaspettata. Infatti, lo scorso novembre, il presidente sovietico aveva suggerito l’eventualità per il suo Paese di dispiegare missili. sottomarini ipersonici a distanza per colpire Washington. La prospettiva di un’espansione militare degli Stati Uniti in Ucraina avrebbe infatti rappresentato per Mosca un grande rischio, soprattutto se usata per lanciare attacchi nucleari contro la Russia, con solo pochi minuti di avvertimento. Di conseguenza, aveva precisato Putin, la Russia avrebbe potuto fare lo stesso.