Mark Hollis si è spento nella notte del 25 febbraio per cause tutt’ora sconosciute. Il cantante, nato a Londra nel 1955, che non intratteneva più rapporti con la stampa da tempo, ha avuto una parabola professionale davvero particolare. Era ventisettenne quando il suo gruppo mise a segno un album di buon successo nel pieno dello stile dell’epoca, il synthpop che sarà poi canonizzato dai Duran Duran e diventerà tra gli stili più caratteristici degli eighties.
Quell’album era “The party is over”, il loro secondo album uscito per EMI. Cavalcando l’ondata new wave dei New Order, adottando le tematiche legate al romanticismo che lo contraddistinguono, portò la loro traccia Today, contenuta nel disco, al 14esimo posto nella classifica.
Ma la natura di Mark Hollis era opposta al divismo che caratterizzò quella stagione: il suo atteggiamento sarcastico e iconoclasta infatti emergeva spesso nelle interviste. Gli album successivi, pur rimasti nell’ambito pop, marcarono la distanza dalla synthwave di moda all’epoca per andare verso un pop più complesso, sempre con un tocco malinconico. Successivamente si consacrò il loro distacco non solo dalle mode dell’epoca, ma proprio dalla musica leggera, in contemporanea al diradarsi del comunque scarso successo raggiunto. Verso la fine del decennio, col disco “Spirit of Eden”, il cambiamento fu conclamato: nei pezzi vengono aggiunti elementi rumoristici e gli elementi rock vengono inseriti in modo sempre più rarefatto. Nel disco i critici coglieranno i prodromi di quella che sarà la stagione del post rock, una nicchia della musica rock alternativa che avrà grande seguito durante gli anni novanta. Le vendite però furono disastrose e la band, licenziata dalla EMI, fu costretta a cercarsi un’altra etichetta.
Dopo l’ultimo disco, Laughing stock, del 1991, il più celebrato dalla critica, il gruppo si sciolse e da allora usciranno solo alcune raccolte di inediti per la gioia di una nicchia di fan che sarà sempre più tenace. Questo piccolo seguito verrà ricompensato da Mark Hollis nel suo disco omonimo da solista nel 1998, dove l’artista riprende alcune suggestioni che caratterizzavano gli ultimi Talk Talk, radicalizzandole in senso soggettivo. Da lì in poi, Hollis si ritirò dal mondo della musica mentre la sua leggenda cresceva nel mondo underground. L’ex bassista dei Talk Talk, Paul Webb, che oggi ha confermato la notizia della sua morte, ne ha ricordato così la statura: «Musicalmente era un genio ed è stato un onore e un privilegio suonare insieme a lui».