Mondo di mezzo, Alemanno condannato a 6 anni

Mondo di mezzo, Alemanno condannato a 6 anni

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato in primo grado nel processo stralcio di Mafia Capitale, soprannominato “Mondo di mezzo”. Ad Alemanno è stata inflitta una pena pari a 6 anni di reclusione per corruzione dalla Procura di Roma, uno in più rispetto a quanto aveva chiesto l’accusa. Il pm Luca Tescaroli, infatti, aveva chiesto per l’ex sindaco cinque anni di carcere. Stando agli atti, Alemanno percepì da Salvatore Buzzi, e da soggetti che agivano in accordo con lo stesso, soldi in contanti ed erogazioni alla Fondazione Nuova Italia, da lui presieduta, per un ammontare totale di 298mila e 500 euro.

I fatti risalgono al periodo tra il 2012 e il 2014: l’ex primo cittadino romano avrebbe ricevuto dall’imprenditore Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati, 223.500 euro, dei quali il pm Tescaroli ha chiesto la confisca, attraverso pagamenti alla fondazione e al suo mandatario elettorale e diecimila euro in contanti. Il tutto con l’aiuto e l’intermediazione dell’ex amministratore dell’azienda romana dei rifiuti (Ama), Franco Panzironi, suo stretto collaboratore. Secondo Tescaroli Alemanno è stato l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale.

L’inchiesta fece molto scalpore poiché il nome di Alemanno fu affiancato a quello di Massimo Carminati, un criminale ed ex membro della Banda della Magliana, una organizzazione malavitosa che negli anni Settanta paralizzò la Capitale a causa delle sue azioni criminose.

Così, a pochi giorni dalla sentenza che ha portato l’ex presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni in arresto presso il carcere di Bollate, un altro nome della politica è stato incastrato dalle aule dei tribunali. Gianni Alemanno si difende e ha già dichiarato che farà ricorso: «Sono innocente non c’è una vera prova certa contro di me. Mafia capitale ha creato dei danni anche a me. Leggeremo le motivazioni per capire come si è arrivati a questa condanna. C’era un clima negativo. Ho avuto l’impressione che ci fosse la volontà di andare oltre anche a quanto chiesto dal pm. Non sono l’uomo di riferimento di mafia capitale, visto che sono stato prosciolto dall’accusa di associazione mafiosa».

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