Rachele Vered (all’Anagrafe Rochla Waisbort) , ebrea, nata il 20 settembre 1939 a Milano da genitori ebrei di origine polacca, Zysia Waisbort e Chana Borkowska, non avrà il vitalizio. L’anziana ebrea ha perso la sua battaglia contro il Consiglio dei Ministri. Nell’agosto del 2018 la 79enne aveva ricevuto l’ok dal Tar del Lazio per ricevere le provvidenze riservate dal Governo agli internati dal regime nazifascista nei campi di concentramento e ai loro familiari. La donna ne aveva fatto richiesta per esserle riconosciuto il diritto di essere figlia di ebrei perseguitati per motivi razziali.
La commissione esaminatrice ha rifiutato la richiesta di Rachele Vered perché la donna ebrea non era ancora nata quando i suoi genitori erano stati deportati.
«La legge della Repubblica di Polonia del 31 marzo 1938 prevedeva che ai cittadini polacchi soggiornanti all’estero venisse revocata la cittadinanza qualora essi non fossero rientrati in Polonia “entro la data prestabilita, su richiesta della rappresentanza estera della Repubblica Polacca”».
La legge italiana del 1912 stabiliva inoltre che fosse cittadino italiano per nascita «chi è nato nel Regno se entrambi i genitori sono ignoti o non hanno la cittadinanza italiana, né quella di altro Stato». I giudici del Tar del Lazio hanno dunque fatto un ragionamento di buon senso: stando alla legge polacca, nel 1939 i genitori della signora Vered (poi deceduti in Israele) erano certamente «apolidi», e dunque la loro figlia nata a Milano acquisì la cittadinanza italiana.
A dimostrare che i genitori della donna siano rimasti in Italia (e dunque non possano essere in alcun caso rientrati in Polonia e aver conservato la cittadinanza polacca), in giudizio sono stati allegati gli atti più drammatici di questa storia: «Nel 1939 i genitori si trovavano con certezza a Milano, come attesta l’estratto di nascita della ricorrente — scrivono i giudici —, e la loro presenza dopo tale data (ad esempio, il 25 luglio 1940, il 14 luglio 1944 e il 5 settembre 1944) è stata accertata in alcuni campi di concentramento siti in Italia e destinati a cittadini di religione ebraica».