Invano hanno cercato per mesi di ricattare un imprenditore immobiliare di San Giuliano Milanese, per costringerlo a pagare notevoli cifre di denaro. Nella giornata di mercoledì 5 febbraio tre uomini, responsabili delle tentate estorsioni ai danni dell’agenzia Immobiliare Luce, sono stati arrestati dai Carabinieri di San Donato Milanese, che si sono mossi insieme ad altre squadre in provincia di Rovigo e Varese.
Il Gip di Lodi ha ordinato la custodia cautelare per un uomo di 39 anni di Gela e residente a Busto Arsizio, un 47enne di Melegnano, vicino Milano, e un 52enne gelese con residenza a San Donato Milanese.
Mesi di incendi e minacce
Nonostante i vari tentativi, attraverso incendi e minacce, di persuaderlo a pagare e sottostare alle regole del racket, l’imprenditore del gruppo immobiliare non si è lasciato intimorire e ha ogni volta denunciato alle Forze dell’Ordine quanto gli accadeva.
Le prime indagini risalgono infatti al 14 marzo 2019, quando un incendio, di origine chiaramente dolosa, divampa nella sede legale dell’Immobiliare Luce, al secondo piano di un edificio a San Giuliano Milanese.
Solo poche settimane dopo, il 2 aprile, un uomo a volto scoperto si avvicina all’imprenditore ordinandogli di consegnare 150 mila euro in contanti a «chi sai tu», con esplicito riferimento alla Stidda, organizzazione mafiosa siciliana attiva anche nel Nord Italia.
Il rifiuto del proprietario dell’agenzia immobiliare scatena le rappresaglie degli estorsori. Il 27 maggio vengono dati alle fiamme due camion dal valore di circa 300 mila euro: è il secondo avvertimento. All’ulteriore no da parte dell’imprenditore, scatta l’ennesima ritorsione. Pochi giorni più tardi, il 4 giugno, due degli uomini poi arrestati appiccano il fuoco ad un container, sede dell’ufficio vendite degli appartamenti.
Fondamentale è risultata la costante collaborazione dell’impresario con le Forze dell’Ordine, per aiutare lo svolgimento delle indagini e condurre i Carabinieri all’arresto dei colpevoli.
«Mi manda la Stidda», l’altra mafia
I tre uomini arrestati erano membri dell’associazione mafiosa siciliana “Stidda”, l’organizzazione criminale parallela a Cosa Nostra. Decimata dalla mafia di Riina e Provenzano negli anni ’80, è oggi rinata a seguito di alcune scarcerazioni e ritorni in Italia di vari componenti dagli Stati Uniti. In recenti intercettazioni i boss “stiddari” parlavano di avere a disposizione «500 leoni», pronti ad eseguire i loro ordini. Uno dei centri principali della Stidda di oggi è proprio la città di Gela, da cui provengono due degli arrestati, oltre a Caltanissetta e Palermo.