Una bandiera arcobaleno esposta per rappresentare i diritti della famiglia. Di ogni tipo di famiglia, tradizionale e non. È il messaggio che ha voluto dare il Comune di Milano, in accordo con Re.A.Dy., la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni. Una risposta al congresso delle famiglie di Verona.
Re.A.Dy. ha infatti invitato tutti i Comuni italiani a esporre la bandiera arcobaleno, simbolo della battaglia Lgbt per dimostrare la propria appartenenza a una rete per i diritti di tutti.
In un primo momento la bandiera è stata esposta all’interno dell’aula consiliare, dove si è svolto un incontro voluto dalla consigliera Pd Diana de Marchi – presidente della commissione pari opportunità -, dal titolo “Partiamo dal linguaggio: buone pratiche di contrasto alle discriminazioni di genere”. Tra i partecipanti anche il magistrato Fabio Roia.
Sabato 30 marzo, dall’aula la bandiera arcobaleno è stata portata al primo piano di Palazzo Marino ed è stata esposta da due dipendenti del Comune sul balcone che affaccia su piazza della Scala. Contemporaneamente le donne democratiche, assieme anche ad alcuni uomini, hanno inscenato un flash mob. Tutto con il permesso del Comune.
L’episodio non è piaciuto al Carroccio. Alessandro Morelli, parlamentare e capogruppo della Lega nel comune di Milano, ha commentato: «Il Comune ‘Cosa Loro’. Contro il congresso della famiglia (che si tiene a Verona) da Palazzo Marino spunta una bandiera arcobaleno e i Pd in piazza tutti contenti. Con arroganza usano la più importante istituzione per essere sempre contro. Chi ha detto ai dipendenti di piazzare un simbolo di parte sulla casa dei milanesi?»
Al quesito ha risposto Palazzo Marino che ha confermato come l’esposizione della bandiera fosse stata autorizzata.