Migranti, l’UE detta le regole: Il modello Albania resta a metà strada

L’11 marzo, la Commissione Europea ha presentato un piano per i rimpatri unitario. Non un via libera al modello Albania di Giorgia Meloni, come celebra la destra, né uno stop, come celebra la sinistra. Ma un primo passo per armonizzare il sistema europeo in vista del Patto su migrazione e asilo, che entrerà in vigore nel 2027.

Cosa prevede il piano e quando entrerà in vigore

Partiamo dalla questione più scottante in Italia: i centri di rimpatrio. Un successo parziale per Giorgia Meloni, che può rivendicare un’apertura, ma non una piena legittimazione del suo modello.

La proposta, nonostante le proteste dei Socialisti e democratici, include il riconoscimento giuridico degli hub in Paesi terzi. Le persone oggetto di foglio di via potranno essere inviate nelle strutture in attesa del rimpatrio.

Una differenza profonda con il modello Meloni. Il protocollo Albania, come sottolineato da Magnus Brunner, commissario agli Affari interni, «è diverso in quanto riguarda i richiedenti asilo mentre i centri di rimpatrio riguardano persone che si sono già viste rifiutare la domanda d’asilo». Quindi, i migranti non potranno essere inviati in attesa del giudizio sulla richiesta d’asilo presentata. Ma verranno trasferiti solo dopo essere stati giudicati in tutti i gradi. Una vittoria a metà per Giorgia Meloni.

Il punto centrale resta, comunque, che gli Stati membri non dovranno più gestire autonomamente le singole procedure di rimpatrio. Una misura giustificata dagli attuali tassi, pari a circa il 20%. Una cifra bassa che, come commentato da Henna Virkkunen, vicepresidente della Commissione, «è compromessa dalla disarmonia dei  27 sistemi nazionali».

In pratica, il nuovo regolamento impedirà ai migranti soggetti a rimpatrio di eludere il provvedimento semplicemente spostandosi in un altro Stato membro. Uno dei problemi di oggi, infatti, è che anche se viene emesso un ordine di rimpatrio da un Paese membro, basta spostarsi in un altro Stato per dover avviare un’altra intera procedura.

La norma riforma la vecchia direttiva rimpatri del 2008. Ma, questa volta, essendo un regolamento, sarà direttamente applicabile agli Stati membri. Non ci sarà bisogno, dunque, di una legge nazionale per l’entrata in vigore.

Per i tempi bisognerà attendere l’entrata in vigore del Patto Migrazione e Asilo. La deadline è il 1 luglio 2027. Fino a quel momento, si punta al riconoscimento reciproco dei rimpatri. Entro giugno, invece, sarà presentata una lista europea dei Paesi terzi sicuri.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica estera, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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