L’ultima settimana fuori dal campo di Meyers Leonard, lungo dei Miami Heat, non è stata delle più semplici. Infatti, il ventinovenne di Robinson (Illinois) è finito nei guai per qualcosa che non ha nulla a che vedere con la pallacanestro, ma con i videogiochi. Leonard è un appassionato videogiocatore del noto sparatutto Call of Duty e, mentre stava giocando in streaming su Twitch, si è arrabbiato con un rivale e si è lasciato andare a diversi insluti. In particolare, uno non è passato inosservato e ha generato lo sdegno del mondo dello sport e non solo: «fucking kike bitch», dove il termine “kike” è un dispregiativo utilizzato nei confronti degli ebrei, dunque ecco che è stato subito tacciato di essere anti-semita.
Meyers Leonard says racial slurs while playing CoD pic.twitter.com/WHwUnbV0pR
— Main Team (@MainTeamSports) March 9, 2021
Le reazioni del mondo della Nba, sempre in prima linea per combattere qualsiasi forma di razzismo, e anche di altri campioni dello sport non si sono fatte attendere: molti tifosi lo hanno condannato subito nonostante le scuse, altri giocatori come Deni Avdija (unico giocatore ebreo in Nba) e Julian Edelman (wide receiver dei Patriots in NFL) hanno accettato le sue scuse cercando di placare la polemica.
Immediate le scuse di Leonard
Subito dopo aver pronunciato la frase incriminata, molti spettatori della live gli hanno fatto notare il gravissimo errore. Dopo poche ore poi, il centro degli Heat, ha pubblicato un lungo messaggio di scuse sul suo profilo Instagram. Riprendendolo testualmente, Meyers si è dichiarato profondamente dispiaciuto e, più avanti, ha anche ammesso di non sapere cosa significasse quella parola, ammettendo la sua ignoranza riguardo la storia e quanto offensiva fosse per le persone ebree. In conclusione del messaggio, ci sono anche le scuse a tutte le persone ebree che ha ferito, ai compagni di squadra, all’intera organizzazione e, soprattutto, alla famiglia Arisons (proprietari dei Miami Heat) che è, appunto, di origini ebraiche.
L’origine dell’espressione “kike”
Il termine “kike”, che lo stesso Leonard ha detto di non conoscere e non immaginava fosse così offensivo, non ha una vera e propria traduzione in italiano e deriva proprio dalla lingua ebraica. L’etimologia della parola è doppia: la prima riporta a fine ‘800 quando gli immigrati ebrei arrivavano a Ellis Island e gli veniva chiesto di compilare un modulo mettendo una X. Però per gli ebrei il simbolo X ricorda la croce di Gesù, dunque inserivano sempre un cerchio che, in ebraico, si dice “kikel” o “kikeleh”, da qui si è arrivati a “kike”. La seconda strada porta agli ebrei immigrati provenienti dall’Europa dell’Est, i cui cognomi terminavano spesso in “ki” e, come nel caso precedente, si è arrivati al termine “kike” come vezzeggiativo.
Gli Heat lo scambiano, Oklahoma non lo fa giocare e la Nba lo multa: al momento è ai margini
Nelle ore seguenti all’insulto, i Miami Heat hanno deciso di allontanare Meyers Leonard a tempo indeterminato per il suo comportamento. Come se ciò non bastasse, Miami ha poi concluso uno scambio con gli Oklahoma City Thunder: la squadra della Florida spedisce il lungo nell’Oklahoma per ottenere in cambio di Trevor Ariza. Nonostante lo scambio, Oklahoma ha già fatto sapere che Leonard non scenderà mai in campo: il lungo è infortunato e pare non ritornerà prima della prossima stagione, ma è innegabile che questa bufera che l’ha visto coinvolto ha giocato un ruolo in questa decisione (senza considerare che OKC dovrà eventualmente rinnovare il suo contratto a fine anno alla cifra di 10 milioni).
In seguito anche la Nba si è espressa sulla questione: multa di 50.000 dollari, sospensione da tutte le attività della squadra per una settimana e, infine, è inserito in un programma riguardante le diversità culturali, seguirà probabilmente un corso così che possa capire meglio il proprio errore.
Tutti contro Leonard, ma c’è chi gli tende una mano
Nel momento peggiore della carriera dentro e fuori dal campo di Leonard, c’è chi gli tende una mano per farlo uscire da questa situazione in cui si è ritrovato tutti contro. In particolare, i giornalisti hanno chiesto un parere su questa situazione a Deni Avdija dei Washington Wizards, l’unico giocatore dichiaratamente ebreo presente attualmente in NBA. L’israeliano ha difeso Leonard dicendo che : «Non penso che Meyers avesse cattive intenzioni. Credo che abbia sbagliato, lo sappiamo tutti. Non accettiamo quel tipo di parole, ma so che è un bravo ragazzo e che non lo ha fatto di proposito».
Inoltre, anche il ricevitore dei Patriots di Nfl, Julian Edelman ha scritto una lettere a Leonard invitandolo a fare una cena shabbat insieme. Mettendo in chiaro che: «Mi è parso di capire che tu non abbia usato quelle frasi per odio, ma per ignoranza. Potremmo pensare che tu non intendessi ferire nessun ebreo con il tuo linguaggio». Chiudendo poi la lettera ricordando che l’ignoranza è ancora peggio dell’odio perché coinvolge molte più persone, soprattutto se si è influenti.
Ora è solo da capire cosa il futuro riserverà a Leonard che, oltre ad aver già ringraziato i due colleghi per le loro parole, vuole solo uscire il prima possibile da questa situazione e, passato l’infortunio, tornare a fare quello che più ama: giocare a basket, sperando che la Nba non gli abbia chiuso le porte definitivamente.