
Tre forni crematori sotterranei e resti umani carbonizzati sono stati ritrovati in un campo di sterminio a Rancho Izaguirre vicino a Guadalajara, seconda città più grande del Messico. La scoperta, riporta il New York Times, è stata fatta dal gruppo “Guerreros buscadores”, che ha come scopo la ricerca di famigliari scomparsi, i cosiddetti “desaparecidos”.
Una scoperta disumana
Un ritrovamento macabro che ha portato l’opinione pubblica a parlare di una “Auschwitz messicana”. Un luogo composto da ossa umane, effetti personali, lettere d’amore e un quaderno con i nomi dei presunti prigionieri. «Amore mio, se un giorno non dovessi tornare, ti chiedo solo di ricordare quanto ti amo» si legge in una delle pagine ritrovate. Per ora non è ancora possibile identificare le vittime ritrovate nel ranch, ma il pubblico ministero ha diffuso le foto degli oggetti presenti sul luogo per dare la possibilità ai parenti degli scomparsi di identificare un vestito. Inoltre, se i media parlano già di un centro di tortura e di un campo di sterminio, il Governo non ha ancora rilasciato delle certezze fondate sullo scopo del ranch.
L’azione del Cartello di Jalisco
Le vittime, secondo le prime teorie, sarebbero state torturate dal Cartello di Jalisco, una delle organizzazioni criminali più aggressive in Messico, nata nel 2010. Gruppo noto sia per la produzione e il traffico di droghe sintetiche sia per attività criminali, come il traffico di esseri umani. In particolare, lo stato del Jalisco è quello che negli anni ha registrano il più alto numero di desaparecidos, circa 15 mila casi in sei anni, dal 2018 al 2024. Dato presentato dal Registro statale delle persone scomparse. I prigionieri sarebbero stati attirati dal Cartello di Jalisco attraverso opportunità lavorative e reclutate in una stazione degli autobus a Tlaquepaque. Poi all’interno del ranch sarebbero state sottoposte ad abusi fisici e mentali, andando incontro alla morte a causa delle condizioni di vita disumane.

120mila vittime in 60 anni
Per il popolo messicano la violenza dei cartelli della droga non è una novità. Periodicamente, infatti, il Paese deve affrontare crisi brutali che riguardano scontri anche tra i civili e soprattutto quasi mensilmente emergono fosse clandestine. Nonostante ciò, il ritrovamento a Guadalajara ha comportato uno choc generale. In primis, sono intervenuti i gruppi per i diritti umani e i gruppi volontari che dedicano la loro azione alla ricerca dei desaparecidos. Insieme hanno lanciato un allarme nazionale al Governo, chiedendo di intervenire con misure adeguate a sopprimere questa ondata di sparizioni. Una pratica diffusa in Messico dal 1962 e che ha raggiunto la quota di 120 mila vittime. E soprattutto ha allarmato anche la comunità internazionale. Il governo di Claudia Sheinbaum, infatti, è fortemente pressato anche dall’amministrazione Trump, il quale richiede la repressione della criminalità organizzata.