Nove anni dopo il suo ultimo film, Meg Ryan rientra in scena, questa volta anche in veste di regista con Coincidenze d’amore, in arrivo nelle sale italiane giovedì 11 aprile. Ma questo suo esordio alla regia segna davvero un punto di svolta in materia di gender gap a Hollywood? I dati non fanno ben sperare, anzi, fanno riflettere ancor di più su quanta strada manchi ancora alla parità nel mondo del cinema.
Meno romanticismo, più schiettezza
Meg Ryan, oltre a mettere in pratica le sue skills da regista, porta con sé anche idee nuove. Non sarà la solita commedia romantica Coincidenze d’amore, che prende le distanze da C’è posta per te e Harry ti presento Sally, titoli che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, col suo fascino anni Ottanta. Il suo nuovo film vede due ex che si incontrano per caso – anni dopo la fine della relazione – in aeroporto, dove rimangono bloccati a causa di una tempesta di neve.
Questa, per entrambi, sarà un’occasione per sanare quelle ferite mai chiuse anni prima. «Penso che la commedia romantica debba raccontare aspetti e sfumature dei sentimenti che tanti di noi vivono in età e momenti diversi dall’innamoramento. Credo che molti spettatori possano rispecchiarsi in due personaggi maturi e così diversi» ha detto l’attrice in un’intervista a Donna Moderna.
L’industria del cinema non è un “paese” per donne
Lo studio dell’Annenberg Inclusion Iniative – progetto della Scuola di Comunicazione e Giornalismo della University of Southern California – fotografa un settore statico, anzi stagnante: in quindici anni di lavoro, dal 2007 al 2022, su 1.600 film campioni di incassi analizzati, solo il 12,9% ha un cast equilibrato. Solo tre ruoli su dieci sono affidati a donne.
Particolarmente squilibrata la situazione dietro le macchine da presa: Chloé Zhao, Kathryn Bigelow e Jane Campion sono le uniche donne ad aver vinto un premio Oscar per la miglior regia dal 1929 a oggi. Rispettivamente, Zhao con Nomadland nel 2021, Bigelow con The Hurt Locker nel 2010 e Campion con Il potere del cane nel 2022. Su 1.600 film, appena 108 sono diretti da 88 donne, di cui solo 22 afroamericane. Il 70% delle registe sono bianche, mentre il 9,8% appartiene a categorie sottorappresentate, tra cui Zhao e Jennifer Yuh Nelson, una tra le prime donne ad aver diretto un film d’animazione della Dreamworks (Kung Fu Panda 2). La sceneggiatrice e regista francese Justine Triet è l’unica donna candidata all’Oscar per la miglior regia 2024, con Anatomia di una caduta.
Le cifre più significative di questo quadro ancora grigio riguardano la percentuale di donne presenti in maniera attiva – quindi con almeno una battuta di dialogo – sul grande schermo. Nel 2022 si registra il 34,6%, un aumento rispetto al 33,1% del 2021. Non un dato soddisfacente, però, se confrontato con il 29,9% del 2007. Ci sono voluti quindici anni per un aumento di soli 4 punti percentuali. Considerando i cento top film usciti nel 2022, solo 44 di questi aveva una donna o una ragazza come protagonista o co-protagonista. Tra queste, 19 appartengono a gruppi etnici sottorappresentati. Lo studio fa anche notare come su 1.614 ruoli analizzati (dal compositore al regista, allo sceneggiatore) solo 362 sono ricoperti da donne, di cui l’8,8% registe, il 16,3% sceneggiatrici, il 26,8% produttrici e il restante 8,2% compositrici.
Cinema inclusivo…ma non troppo
Non meno importante la carenza che riguarda il mondo LGBTQ+. Nel 2022, in 72 film mancavano totalmente personaggi della comunità, mentre solo in 12 interpretavano un ruolo da genitore. La percentuale di personaggi con disabilità si ferma, invece, all’1,9%. Altro aspetto in esame, il numero di protagonisti afroamericani scelti tra il 2007 e il 2022: soltanto il 20%. Il dato indicativo del numero di ruoli sottorappresentati equivale al 38,8%. Nonostante dal 2007 ad oggi la percentuale di protagonisti bianchi sia diminuita del 15,9% a favore degli attori asiatici, i numeri dicono che il mondo del cinema ha un ritardo sulla società che fatica a colmare.