Quaranta migranti, alla deriva su un barcone nella zona Sar della Libia, sono stati salvati giovedì 9 maggio in mattinata da una nave della Marina Militare. L’unità italiana ha raccolto l’SOS ed è intervenuta, sulla base delle leggi del mare che obbligano a prestare soccorso a imbarcazioni in difficoltà. Nonostante ciò la reazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini è stata immediata e assolutamente negativa: «I porti sono chiusi e io non ne do la disponibilità» aggiungendo poi una implicita critica alla collega di governo responsabile della difesa, Elisabetta Trenta: «O si lavora tutti nella stessa direzione o non può esserci un ministro dell’interno che chiude i porti e qualcun altro che raccoglie i migranti. È vero che bisogna chiarire alcune vicende all’interno del governo».
Ora alla nave della Marina Italiana deve essere assegnato un porto di approdo. Ma la resistenza del Viminale rischia di riaprire un caso come quello della nave Diciotti, la quale, benché italiana venne tenuta ferma fuori dal porto di Siracusa con 170 persone a bordo. In base alle norme dell’Unione Europea e ai trattati internazionali, inoltre, i quaranta immigrati salvati non possono essere riportati in Libia da una nave battente bandiera italiana, poiché la Libia non è considerata porto sicuro.
Intanto, fonti della Difesa rispondono alle dure parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Dalla ministra Trenta non è arrivata alcuna indicazione particolare, ma abbiamo massima fiducia nell’operato della nostra Marina Militare e dei nostri uomini e donne in uniforme».