Sarà possibile mettere a disposizione il proprio corpo, dopo la morte, per finalità di studio e ricerca.
La novità è stata introdotta dalla nuova riforma funeraria, approvata dal consiglio regionale della Lombardia nella seduta di martedì 19 febbraio con una votazione pressoché unanime: i due emendamenti proposti da Michele Usuelli del partito +Europa sono stati approvati da tutti i consiglieri, esclusi quelli appartenenti al Movimento 5 Stelle.
La riforma mira a combattere il fenomeno dell’importazione di cadaveri dall’estero: una pratica che oggi costringe l’Italia ad investire circa un milione di euro ogni anno per consentire agli studenti di Medicina di esercitarsi sui preparati anatomici.
La causa di questa necessità di mercato è la quasi totale assenza di donazioni di corpi da parte della popolazione italiana, che mette in ginocchio la ricerca scientifica e costringe i vari laboratori chirurgici a comprare i cadaveri all’estero: in città come Torino o Roma, si stima che venga donato alla ricerca scientifica in media un corpo all’anno.
La legge italiana non vieta esplicitamente di destinare il proprio corpo a finalità di ricerca e studio, né di donare alla scienza parti anatomiche amputate e/o che abbiano subito interventi chirurgici, ma le norme attuative sono poco chiare e molto lacunose: un vuoto normativo lamentato da tempo dal mondo della medicina e della ricerca.
Gli emendamenti proposti da Usuelli, anch’egli medico, sono stati scritti in collaborazione con la sezione lombarda della Società Italiana di Anatomia Patologica. «Si apre una pagina nuova e importante per la libertà di ricerca scientifica in Lombardia», ha commentato il consigliere. «Gli emendamenti, accolti dalla giunta e dal consiglio, contribuiranno ad arginare la triste pratica dell’importazione di cadaveri da altri Paesi per consentire agli studenti di esercitarsi».
«Mi auguro – ha poi aggiunto Usuelli – che altre Regioni seguano il nostro esempio. Non mi stupisce, purtroppo, il voto contrario del Movimento 5 Stelle, che conferma la sua linea di opposizione alla scienza, al progresso e alla ricerca».