L’inferno a Gaza non ha fine: la tempesta Byron e gli aiuti che non arrivano

Nella striscia di Gaza la situazione rimane tragica. Sulla popolazione già martoriata dalla guerra non c’è tregua: gelo e inondazioni rendono impossibile la vita nelle tendopoli per gli 1,5 milioni di sfollati. E l’Idf continua a bombardare dietro le scuse di “operazioni che rientrano nel quadro della tregua in vigore”.

La situazione nella Striscia di Gaza

La tempesta Byron ha colpito la Striscia di Gaza negli ultimi giorni portando forti venti e piogge e causando la morte di almeno 14 persone fra cui tre bambini morti di ipotermia. Mohammed Khalil Abu al-Khair aveva due settimane, vissute in una tenda battuta da pioggia e vento al freddo e senza cibo. Alcuni sfollati che avevano cercato riparo in ciò che rimaneva dei palazzi bombardati sono rimasti schiacciati dalle macerie quando i ruderi sono crollati a causa delle infiltrazioni d’acqua. Intanto gli aiuti umanitari continuano a essere scarsi. «Abbiamo bisogno che gli aiuti inondino Gaza e non che arrivino goccia a goccia, perché la situazione è drammatica. I bisogni sono immensi e l’inverno si avvicina», afferma la commissaria Ue alla gestione delle crisi, Hadja Lahbib. Ma sulle cifre degli aiuti i conti non tornano tranne per la certezza che la clausola degli accordi sui 600 camion di aiuti al giorno non è rispettata.

Bambini palestinesi in una delle tendopoli allagate
Bambini palestinesi in una delle tendopoli allagate
Gli attacchi continuano

L’Idf ha continuato ad attaccare Gaza dall’inizio del cessate il fuoco, uccidendo ancora centinaia di persone palestinesi. Il bilancio dei morti ora supera abbondantemente i 70.000. Al Jazeera riferisce di bombardamenti e colpi d’arma da fuoco nelle aree meridionali del territorio palestinese a est di Rafah e Khan Yunis. L’esercito israeliano annuncia che era in corso una rotazione delle truppe e che tale attività rientra nel quadro dell’accordo in vigore: “routine contro le infrastrutture di Hamas”.

A che punto è l’accordo di pace

Il cessate il fuoco siglato a ottobre ha restituito una situazione fragile che non dà tregua nè sollievo alla popolazione palestinese. Il 90% degli edifici sono andati distrutti durante la guerra e la ricostruzione, lungi dall’essere cominciata, costerà attorno ai 70 miliardi di dollari secondo le agenzie delle Nazioni Unite. In questa grave instabilità nessuno vuole finanziare la ricostruzione di situazione sempre sull’orlo di un nuovo crollo. I mediatori internazionali sul dossier di Gaza hanno annunciato un’imminente riunione per il passaggio alla seconda fase della tregua, un board guidato dal primo ministro del Qatar Al Thani. Questa fase è considerata la più fragile poiché dovrebbe affrontare questioni politiche e di sicurezza sul lungo periodo, quando ancora nell’immediato non ci sono garanzie e a Gaza si continua a morire.

Nuovi accordi per Israele

Intanto il governo israeliano firma accordi con Egitto e Germania. Nonostante la condanna egiziana all’approvazione di Tel Aviv di 19 nuovi insediamenti in Cisgiordania, viene firmato un accordo da 30 miliardi di euro sul gas egiziano, dei quali più della metà andranno allo Stato di Israele. Nell’accordo, dalle parole di Benjamin Netanyahu, è coinvolta anche la multinazionale americana Chevron. Con Berlino invece arriva l’accordo da 3,1 miliardi di dollari per il sistema missilistico a lungo raggio Arrow 3. Viene definito il più grande accordo di esportazione di prodotti per la difesa israeliana di sempre.

Un uomo contempla le macerie nella città di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza
Un uomo contempla le macerie nella città di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza
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