Un accordo che non s’ha da fare quello tra Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj sul cessate il fuoco in Libia. Sembrava spianata la strada per la firma del documento, realizzato in base all’intesa patrocinata da Russia e Turchia, già sottoscritto da Sarraj e dal Presidente dell’Alto Consiglio di Stato Khaled al Mishri. Ma nella mattinata del 14 gennaio è arrivata la risposta negativa di Haftar e del Presidente dell’Alto Consiglio di Stato libico Aguila Saleh: «Così come è l’accordo non lo firmiamo», hanno chiosato i due, rendendo vano l’accordo di principio raggiunto nei giorni scorsi tra le forze di Tripoli e l’autoproclamato Esercito nazionale libico di Bengasi.
Un documento che conteneva al suo interno sette punti, stilati nell’ottica di una cessazione delle ostilità in Libia, ma non solo. Secondo quanto riporta Al Arabiya, infatti, l’accordo prevedeva lo stop dell’intervento turco nel Paese, il disarmo delle milizie e l’invio di militari russi per la supervisione del cessate il fuoco.
Il prossimo incontro sulla controversa questione libica è in programma il prossimo il 19 gennaio, con una conferenza che si terrà a Berlino. L’annuncio è arrivato il 13 gennaio dal portavoce del governo tedesco Steffen Seibert che ha dichiarato: «La cancelliera e il ministro degli Esteri lavorano da settimane a questo processo internazionale», citando anche gli incontri e le consultazioni che si sono già tenuti con diversi Stati, tra cui l’Italia.
Sulla questione è intervenuto anche il Presidente della Turchia Erdogan che si è espresso duramente contro Khalifa Haftar: «La Libia può apparire lontana nella mappa ma per noi è un luogo importante. È stata una parte importante dell’impero Ottomano. Abbiamo profonde relazioni storiche e sociali con la Libia. In quel Paese abbiamo fratelli che non accettano il golpista Haftar», ha dichiarato il leader turco. «Haftar vuole eliminarli e compiere una pulizia etnica», ha concluso.