la riforma della giustizia è di nuovo al centro del dibattito politico italiano. I giorni appena trascorsi sono stati il panorama del faccia a faccia tra i magistrati e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. È un tiro alla fune che continua da mesi e sembra non avere una fine, almeno non nell’immediato futuro. Il tema principale è sempre la separazione delle carriere per i magistrati: si tratta di due percorsi diversi per diventare magistrati inquirenti e per diventare magistrati giudicanti. Ad aprile il governo aveva provato ad accelerare i tempi per fare arrivare la proposta di legge in Parlamento prima delle europee di giugno. Per questo motivo, l’associazione nazionale dei magistrati – Anm- si è riunita questo fine settimana a Palermo per contrastare la proposta.
La posizione dell’Anm
Il motivo che ha portato l’Anm a organizzare il congresso a Palermo è chiaro: per i magistrati la separazione delle carriere è inaccettabile. La vicinanza delle elezioni europee rende questo un terreno fertile dove si scontrano tra loro i vari partiti politici e il governo dibatte con la magistratura. Ma perché i magistrati non tollerano la proposta di dividere i percorsi? Perché la separazione delle carriere non renderebbe snella e indipendente la magistratura ma, secondo loro, porterebbe la giustizia ad essere sempre più sottomessa al potere politico. Inoltre, i giudici rischierebbero di essere attaccati direttamente dalla stampa e dalla classe politica.
La magistratura ha trovato sostegno nell’opposizione governativa. Pd, Movimento5Stelle, Verdi e Sinistra appoggiano l’Anm. Da parte loro, i magistrati ribadiscono che in Italia non esiste nessuna “casta”, quindi non è necessario introdurre le riforme promosse dal governo Meloni. Il Presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha aperto i discorsi dichiarando che la categoria vuole essere ascoltata, ma l’ultima parola spetta al governo.
Il punto di Nordio
Al congresso di Palermo ha partecipato anche il Ministro della Giustizia Nordio. L’obiettivo del suo intervento è stato quello di ribadire le intenzioni del governo. Il ministro è stato magistrato per oltre quarant’anni e ha specificato che “Non c’è volontà da parte dell’attuale governo di entrare in conflitto con la magistratura. Ma bisogna attuare delle riforme che snelliscano la giustizia”. Il ministro ha evidenziato che l’indipendenza della magistratura sia un elemento fondamentale intoccabile. E ha riconfermato, però, l’intenzione di procedere con la separazione delle carriere.