Continuano le proteste in Germania. Dopo Amburgo, Berlino e Francoforte, anche Monaco alza la voce contro l’avanzata del partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland). Secondo la polizia, sarebbero stati almeno 80mila i manifestanti, un’affluenza record che ha costretto le forze dell’ordine a interrompere il raduno. Molti hanno esposto cartelli contro le idee riguardanti la politica di “remigrazione”, ovvero l’espulsione di stranieri di etnia non-europea. Lo scandalo è stato portato alla luce dall’agenzia investigativa tedesca Correctiv. A novembre, politici di alto rango del partito, si sarebbero riuniti per organizzare un piano per la deportazione forzata di milioni di persone che attualmente vivono in Germania.
L’Afd conquista gli elettori
“Impariamo dalla storia invece di ripeterla”, “Nazisti, no grazie”, “Sembra il 1933, AfD bandito ora!” si legge sui cartelli dei manifestanti a Monaco di Baviera e nelle altre piccole città coinvolte nella protesta. Stando agli ultimi sondaggi, il partito continua ad avere successo, in particolare nella Germania orientale dove a settembre di terranno le elezioni dei parlamenti degli stati federali (in Sassonia, Turingia e Brandeburgo conta oltre il 30%). Mentre socialdemocratici di Sholz, liberali e Verdi perdono elettori a causa del malcontento della gente, si rafforza la coalizione di centro-destra. In vista delle elezioni europee, l’AfD si posiziona al secondo posto con il 23% delle preferenze a livello nazionale.
L’inchiesta di Correctiv scatena le proteste
Il 25 novembre si sarebbe tenuto un incontro segreto all’hotel Landhaus Adlon con la partecipazione di alcuni rappresentati del partito e imprenditori tedeschi. Le comunicazioni tra gli organizzatori e gli ospiti sono avvenute tramite lettere, intercettate però dall’agenzia investigativa non-profit Correctiv. L’obiettivo comune trapelato dalla riunione sarebbe “la deportazione forzata di persone dalla Germania sulla base di una serie di criteri razzisti, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno la cittadinanza tedesca”. I ricchi uomini d’affari presenti avrebbero pagato anche una quota di partecipazione pari a 5mila euro, a sostegno di AfD.
Gli organizzatori dell’evento, l’ex-dentista Mörig, il dentista e Hans Christian Limmer, un noto investitore nel settore della ristorazione, hanno parlato di “un piano generale”. Martin Sellner, il leader di lunga data del movimento identitario di destra austriaco e ideatore della soluzione, avrebbe allora spiegato il concetto di remigrazione. I tre gruppi presi in causa e che dovrebbero lasciare il Paese sarebbero: i richiedenti asilo, i non tedeschi con diritti di residenza e i cittadini tedeschi “non assimilati” alla cultura tedesca. Un “alto livello di pressione” sarà esercitato sulle persone per adattarsi, tramite “leggi personalizzate” nel corso di decenni. Ma che fine farebbero queste persone? La destinazione sarebbe uno “stato modello” in Nord Africa, un ricordo del piano nazista del 1940 di deportare gli ebrei sull’isola del Madagascar.