Kobe Bryant, la leggenda NBA scomparsa a soli 41 anni dopo un incidente con il suo elicottero, continua a essere argomento di dibattito. Solidarietà, iniziative e messaggi d’amore sono arrivati da tutto il mondo ma, anche dopo una tragedia simile, c’è chi ha trovato il modo di creare polemica.
Reggio Emilia e Rieti, nobile gesto
Due delle città italiane che hanno avuto il piacere di ospitare un giovanissimo Kobe Bryant, Reggio Emilia e Rieti, hanno deciso di intitolare rispettivamente una piazza e una via all’ex cestista dei Lakers.
Un modo per rendere omaggio a un atleta capace di far appassionare tutto il mondo alla pallacanestro tramite le sue giocate e che ha anche sempre portato l’Italia nel suo cuore, non dimenticandola mai. Il suo perfetto italiano e le sue visite nel nostro Paese rendevano Kobe anche un po’ «nostro».
A Reggio Emilia, il sindaco Luca Vecchi ha voluto ricordare il Mamba come «uno di noi», sottolineando come la leggenda statunitense chiamasse questa città «casa».
Il post della Lega e della giornalista
In un caso così delicato, in una tragedia simile dove oltre a Kobe Bryant hanno perso la vita altre otto persone tra cui la figlia appena 13enne, c’è chi nel mondo ha saputo contraddistinguersi negativamente per dei post sui social.
Primo caso, il post della Lega appena appresa la notizia della morte della leggenda gialloviola. A urne ancora aperte in Emilia Romagna, la Lega ha voluto ricordare la figura di Bryant con un post chiudendolo però in malomodo. Gli hashtag #26gennaiovotoLega e #Borgonzonipresidente non sono andati a genio alle milioni di persone sconvolte dalla notizia.
Secondo episodio, anch’esso poche ore dopo la notizia, un post pubblicato da Felicia Sonmez, giornalista del Washington Post. Sul proprio profilo social, la giornalista ha scritto riguardo alla vicenda di stupro su una 19enne del Colorado che coinvolse direttamente Bryant nel 2003, dove poi caddero tutte le accuse.
A muovere la polemica, sia il tempismo del post sia il contenuto che identificava Kobe come uno «stupratore non da omaggiare». Immediata la reazione del popolo social che si è scagliato contro la giornalista, così come non si è fatta attendere anche la presa di posizione del Washington Post che ha deciso di sospendere la propria inviata.
Infine l’Italia, sempre un passo indietro al mondo
Lunedì 27 gennaio, il giorno seguente la scomparsa di Kobe, tutti i giornali e le testate mondiali hanno dedicato la prima pagina completa al numero 24 dei Lakers. A non farlo, i quotidiani sportivi italiani, Gazzetta dello Sport, TuttoSport e Corriere dello Sport che hanno messo in apertura il calcio e i risultati della domenica sera.
Il problema è che i giornali sportivi in Italia NON SONO giornali sportivi. Vergognatevi. pic.twitter.com/rgJX3qhJw7
— Marco Belinelli (@marcobelinelli) January 27, 2020
Inevitabili le polemiche, con in prima fila il giocatore di NBA Marco Belinelli, che ha attaccato apertamente le varie testate sui propri canali social, sottolineando la mancanza di rispetto verso una leggenda come Kobe e identificando in questi episodi la vera crisi dei giornali italiani.
Ma non solo. Nella partita Milan – Torino valevole per i quarti di finale di Coppa Italia, l’ultimo episodio controverso.
Kobe Bryant ha sempre dimostrato amore verso il Milan dichiarando di esserne un vero tifoso. La società rossonera, una volta venuta a conoscenza della scomparsa del 24 giallo viola, ha reso noto di voler omaggiare il cestista con un minuto di silenzio prima del match, aggiungendo che i giocatori sarebbero scesi in campo con il lutto al braccio.
Prima dell’inizio della partita dunque, le due squadre si sono abbracciate intorno al centrocampo pronte a ricordare Kobe. L’arbitro però, ha fatto rompere le righe sottolineando che la Lega Calcio non aveva concesso nessuna autorizzazione per osservare il minuto di silenzio.
L’episodio è stato accolto da fischi e cori contro la Lega Calcio da parte del pubblico di San Siro. Da brividi l’omaggio che i tifosi hanno riservato a Kobe allo scoccare del minuto 24 con un lunghissimo applauso.