Il miliardario Jeff Bezos, fondatore e presidente di Amazon, ha investito tre miliardi di dollari nella società Altos Labs, una startup biotech specializzata nello sviluppo di una tecnologia per la riprogrammazione biologica con lo scopo di ringiovanire le cellule in laboratorio. L’obiettivo finale della ricerca sarebbe quello di prolungare la vita umana.
Cos’è Altos Labs
Come si legge nel comunicato stampa rilasciato dall’azienda, «la missione di Altos è ripristinare la salute cellulare per contrastare malattie, lesioni e disabilità che possono verificarsi nel corso della vita».
Dietro la startup ci sarà una comunità di scienziati, clinici e figure di spicco del mondo accademico e industriale, molte reclutate grazie a stipendi milionari: a partire da agosto 2022 il direttore esecutivo sarà Hal Barron, ex Ceo della multinazionale farmaceutica britannica GlaxoSmithKline, mentre a capo del comitato scientifico sarà l’ex dirigente dell’istituto oncologico nazionale degli Stati Uniti Richard Klausner.
Tra le personalità accademiche coinvolte spiccano invece i nomi del biologo Juan Carlos Izpisua Belmonte, esperto di medicina rigenerativa, e Shinya Yamanaka, professore dell’Università di Kyoto specializzato nello studio delle cellule staminali che nel 2012 ha ricevuto il Premio Nobel per la medicina.
I finanziatori di Altos Labs
La notizia della fondazione di Altos Labs era uscita a settembre 2021, quando la rivista MIT Technology Review aveva rivelato che dietro la società c’erano i capitali di Yuri Milner, miliardario russo che si è arricchito supportando Facebook fin dagli inizi, e di Jeff Bezos, che con il suo patrimonio di 188 miliardi di dollari è il secondo uomo più ricco del mondo (dopo Elon Musk).
Bezos è interessato già da tempo alla ricerca sulla longevità: prima di Altos, infatti, aveva investito in Unity Biotechnology, un’azienda specializzata nello sviluppo di terapie anti-invecchiamento.
L’ossessione dei ricchi per l’immortalità
Quello di Bezos non è il primo caso di miliardario che investe nella ricerca di una cura alla morte, o comunque nella possibilità di allungare la vita umana. In effetti, molti degli imprenditori della Silicon Valley sono caratterizzati dalla convinzione che grazie alla tecnologia anche la morte possa essere superata.
Nel 2013 il fondatore di Google Ventures Bill Maris fondò la società Calico (California Life Company) per contrastare la vecchiaia sfruttando un migliaio di topi per individuare e intervenire sui geni dell’invecchiamento. Si è inoltre parlato molto di Ambrosia, una controversa startup fondata da Jesse Karmazin che promette ai clienti di combattere la vecchiaia facendo trasfusioni di sangue prelevato da soggetti tra i 15 e i 22 anni.
Ci sono poi persone che scelgono di farsi ibernare dopo la morte in attesa di essere riportati in vita quando la medicina e la tecnologia avranno sviluppato soluzioni avanzate contro le malattie e la morte. Il primo uomo ad essere crioconservato nella storia dell’umanità fu James Hiram Bedford, professore di psicologia all’Università della California, morto nel 1967. Oggi la società che si occupò di crioconservarlo, la Life Extension Society, si chiama Alcor Life Extension Foundation e, stando agli ultimi dati, conta 189 pazienti criogenizzati.
Articolo a cura di Valeriano Musiu