L’Istat ha pubblicato oggi una revisione al ribasso delle stime sul Pil che lo attestano per il 2019 al +0.3%, tagliandolo di un punto dal +1.3% previsto lo scorso novembre, quando però la situazione internazionale era decisamente più positiva.
Il quadro macroeconomico tracciato dall’istituto di rilevazione nazionale resta comunque migliore rispetto a quello previsto da Bruxelles, che il 7 maggio ha pubblicato un report dove stimava il PIl italiano al +0.1%, e del governo stesso che prevedeva un incremento dello 0.2%. Si tratta comunque di spostamenti minimi.
La situazione è stagnante per quanto riguarda la domanda estera, per questo la crescita sarà spinta soltanto da un moderato incremento dei consumi interni, dovuti all’aumento del monte salari e, anche se in modo limitato, dalla misura del reddito di cittadinanza. La spesa delle famiglie registrerà una crescita dello 0.5%.
Gli investimenti invece rimangono deboli, a causa delle stime negative sui livelli produttivi dell’area euro, che spingeranno al basso gli investimenti. Questo è già visibile dalle rilevazioni sugli indici di fiducia, ai minimi da quattro anni nel manifatturiero. Inoltre la percentuale di investimenti sul PIL rimane ancora largamente sotto quella pre-crisi, anche considerando la spinta dell’industria 4.0.
Anche per il mercato del lavoro non c’è crescita: si parla di una media annuale delle unità di lavoro quasi pari al 2018 (+0.1%), all’interno dei quali aumenta la quota di lavoratori dipendenti, mentre la disoccupazione si attesta al 10.8%. Inoltre pesa un rischio di peggioramento delle condizioni creditizie, dovuto all’instabilità dello scenario politico-economico a livello internazionale.