La ministra della Giustizia israeliana Ayelet Shaked ha evocato la pena di morte per Arafat Irfaya, il palestinese sospettato di aver ucciso, lo scorso 7 febbraio, la diciannovenne Ori Ansbacher. La ministra ha dichiarato che: «una volta sotto processo in un tribunale militare, la pubblica accusa dovrebbe chiedere per lui la pena di morte». Secondo la ministra Shaked il palestinese avrebbe assassinato Ori perché ebrea, e per questo dovrebbe essere richiesta la pena capitale dalla corte marziale. Esiste infatti in Israele la possibilità di richiedere la pena di morte presso il tribunale militare, anche se la suddetta possibilità non è mai stata messa in atto.
Ori, figlia di un noto rabbino, è stata uccisa la notte del 7 febbraio in un bosco vicino Gerusalemme e si presume possa aver subito anche violenza sessuale dal suo carnefice. Nel pomeriggio seguente Arafat Irfaya è stato quindi arrestato dalla polizia e dall’esercito israeliano mentre si trovava a Ramallah. Il presunto colpevole è stato fermato anche grazie al contributo dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. L’esercito sembra aver inoltre disposto la demolizione della casa del palestinese ad Hebron, in Cisgiordania, in cui vivono anche i suoi familiari. Israele punisce infatti attraverso la demolizione delle abitazioni chi si macchia di omicidio in seguito ad atti terroristici.
Trattandosi di un presunto atto terroristico, e non di un atto criminale, la posizione del palestinese è aggravata. Dall’altro lato Arafat Irfaya probabilmente deciderà di rivendicare l’omicidio come atto politico in modo da riceve assistenza da Hamas. Le autorità palestinesi forniscono infatti supporto finanziario ai terroristi arrestati da Israele e ai loro familiari.
Sui social media è divampata la polemica e non solo la ministra della Giustizia si è espressa a favore della pena di morte per il palestinese, che al momento è interrogato dai servizi segreti israeliani.